Roma, 17 settembre 2023 – Il presidente della Cecenia, Ramzan Kadyrov, è in fin di vita e, nonostante sia già stato avvelenato in passato, questa volta avrebbe i giorni contati, con il fegato e i reni sul punto di cedere e senza sapere dove si trovi di preciso. Di certo, non a Grozny, dove non ci sarebbero profili professionali e tecnologie mediche sufficienti a tenerlo in vita.
Chi si comporta come un dittatore efferato, prima o poi, vede porre fine ai suoi giorni in modo violento. Sei figli, 47 anni il prossimo 5 ottobre, Kadyrov è uno degli autocrati più spietati, almeno fra quelli ancora in vita. Mandante morale di centinaia di omicidi, fra cui quello della giornalista, Anna Politkovskaya, si è sempre comportato come leader sanguinario in patria e signore della guerra senza scrupoli fuori dal confine della Cecenia. È dunque lecito pensare che lo vogliano morto in tanti.
Il periodo in cui è avvenuto questo cedimento, però, fa convergere i sospetti su uno solo, potremmo quasi definirlo il solito: il presidente Vladimir Putin. Fra il capo del Cremlino e il presidente della Cecenia, c’era quasi un accordo fra gentiluomini, per quanto il termine sia fortemente inadatto a entrambi. Kadyrov era il padrone assoluto della Cecenia, a patto che la repubblica del Nord del Caucaso abbandonasse qualsiasi progetto di autonomia da Mosca. Poi però c’è stata la guerra in Ucraina e, come il businessman, Evgenij Prigozhin e il generale Sergeij Surovikin, anche il giovane dittatore ha iniziato a rappresentare una minaccia, non tanto alla successione di Putin, quanto al fatto che potesse intestarsi i risultati raggiunti in guerra al posto del Cremlino. Il businessman è caduto con il suo aereo, il generale è stato destituito ed è sparito dalla circolazione e Kadyrov è in coma. Il Cremlino tace. E, come dice un vecchio proverbio, chi tace, acconsente.