Giovedì 26 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Prigozhin, il cuoco mercenario. Carriera fulminante all’ombra di Putin. Poi il sospetto golpe

La parabola di Prigozhin dal business nella ristorazione alla milizia privata La svolta negli affari e nel potere con l’ascesa a Mosca del nuovo zar Il capolinea con le critiche ai vertici militari in Ucraina e la rivolta di giugno

Roma, 23 agosto 2023 – Evgenij Prigozhin. Le generalità del mercenario russo ex sodale di Vladimir Putin riportate nell’elenco passeggeri dell’aereo Wagner ridotto in lamiera fumanti nella campagne di Tver, 180 km a nordovest di Mosca, equivalgono a una condanna. Scompare quindi a 62 anni un personaggio controverso, pericoloso, ambizioso. L’unica personalità prospetticamente alternativa a Putin. Un errore saldato con la vita.

Uomo di Leningrado (non ancora ribattezzata San Pietroburgo), proprio come lo zar. Ascendenze ebraiche e russe per parte di padre e di patrigno, russa per parte di madre. Prima che l’Urss si dissolva, già a venti anni assaggia la galera. Nel 1981 è condannato a dodici anni di reclusione per rapina, frode e coinvolgimento di adolescenti nella prostituzione. Ne sconta nove. Non una passeggiata di salute. Nel 1990, quando esce, trova un altro mondo e ne capisce le potenzialità. Supportato dalla famiglia, si converte al “bizniz“. Apre la prima catena russa di hot dog, diventa manager della grande distribuzione di San Pietroburgo, fonda società e casinò. Nella stagione dei futuri oligarchi che già cominciano a ragionare su conglomerate e materie prime, lui è ancora molto indietro. Però conosce il futuro presidente Putin, già uomo del Kgb che momentaneamente si ricicla nella cerchia del sindaco Anatolij Sobčak. Il pallino per gli affari ormai è chiaro. Nel 1995, con il socio Kirill Ziminov, ecco il ristorante Staraja Tamožnja, e poi il New Island, primo ristorante galleggiante, subito di moda. Non basta.

Il salto di qualità avviene con il catering d’alto bordo e per lo Stato, quando Putin, ex tenente colonnello di stanza a Lipsia e poi finito a Mosca, scala il Cremlino per volontà di Boris Eltsin. Sono gli anni Duemila. Prigozhin organizza le cene di gala: serve personalmente il nascente zar e il presidente francese Jacques Chirac. Ci sono sue foto con George W. Bush o con l’allora principe Carlo del Regno Unito. Arrivano commesse facili. Soldi a palate. Ad esempio la sua Concord Catering nel 2012 ottiene la fornitura dei pasti all’esercito per 1,2 miliardi di euro. Pentole, coperchi e appalti generano il mito del ’cuoco’ di Putin.

Tanti soldi, ma non abbastanza per un uomo che pensa in grande. Fonda la Wagner, la prima compagnia mercenaria russa, ovviamente al servizio del Cremlino che la disloca dove servono presenza e lavoro sporco. Negli anni, decine di migliaia di uomini. In Donbass, all’inizio. Poi in Siria, in Libia, in Mali, e in almeno altri 18 paesi attraverso consulenti o militari. Una presenza fissa nelle aree maggiormente contese, dove petrolio, uranio, metalli rari sono la vera posta in palio. Non è tutto. Gli Stati Uniti, che dal 2016 lo sanzionano, accusano Prigozhin di pagare le fabbriche di troll per interferire con la politica Usa e le presidenziali 2016. Disinformazione on line su base internazionale.

L’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 segna l’inizio della fine. La Wagner è sempre più esposta. Prigozhin dà ordine ai suoi di non retrocedere. Promuove una disciplina assoluta. Rastrella nuove reclute nelle carceri. Fa giustiziare a martellate i disertori. Critica il ministro della Difesa Sergej Shoigu, giudicato un incapace. Il 24 giugno scorso, reduce dalla sanguinosa difesa di Bakhmut, la Wagner attraversa il confine russo a Rostov. Scatta verso Mosca una colonna di blindati da 25mila uomini. Rivolta o golpe? Per Putin, è tradimento. Il convoglio interrompe la marcia. Prigozhin ottiene asilo in Bielorussia. Scompare e riappare in rete. Forse pensa di poter ancora determinare le dinamiche del potere. Un’illusione. La sua storia è già al capolinea.