Venerdì 15 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Polveriera Niger. Rischio escalation con i Paesi africani. E Mosca si smarca

Gli Stati dell’area minacciano l’intervento militare contro i golpisti. Parigi frena. Crosetto: l’uso della forza avrebbe effetti deflagranti.

Polveriera Niger  Rischio escalation  con i Paesi africani  E Mosca si smarca

Polveriera Niger Rischio escalation con i Paesi africani E Mosca si smarca

Il Niger è a un passo dal baratro: se verrà toccata l’ambasciata francese o saranno messi a rischio i 500 francesi che risiedono nel Paese, è pronta a intervenire la task-force transalpina di 1.500 uomini che ha sede in Niger, e che sarà rinforzata da contingenti della Legione Straniera (ragionevolmente i 175 uomini del 2° reggimento parà della Legione che hanno base in Costa d’Avorio). Ma in serata Parigi Frena: "Non ci sarà un nostro intervento militare". L’evento più probabile, se i golpisti non molleranno, è un’azione dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, che domenica hanno lanciato un ultimatum di una settimana ai golpisti per il "pieno ritorno all’ordine costituzionale", dopodiché l’Ecowas "adotterà tutte le misure necessarie e queste misure possono includere l’uso della forza". Un ultimatum respinto ieri sera tardi da Mali e Burkina Faso. "Qualsiasi intervento militare in Niger per riportare al potere il presidente Mohamed Bazoum, destituito da un golpe, sarebbe considerato una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali", hanno detto i due governi con un comunicato congiunto.

I golpisti in questi giorni hanno fatto arrestare circa 180 membri del partito di governo del presidente democraticamente eletto, Mohamed Bazoum, anche lui prigioniero nel palazzo presidenziale. E ieri hanno accusato la Francia di voler intervenire militarmente per reinsediare il presidente deposto "con attacchi aerei contro il palazzo presidenziale di Niamey". "È falso" ribatte in serata Parigi. In realtà si sta cercando di evitare l’uso della forza. Su invito di Ecowas, Il capo della giunta militare del Ciad, Mahamat Idriss Déby, ha incontrato ieri a Niamey l’ex capo della Guardia presidenziale, Abdourahmane Tchiani, oggi capo della giunta militare costituitasi dopo il golpe, e il presidente deposto Mohamed Bazoum, per un tentativo di mediazione.

La premier Giorgia Meloni intanto ha riunito a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Difesa, Guido Crosetto, e i vertici dell’intelligence per parlare della situazione in Niger. "L’Italia – dice una nota di Palazzo Chigi – auspica una soluzione negoziata della crisi e la costituzione di un governo riconosciuto dalla comunità internazionale". "La situazione è in evoluzione – osserva il ministro della Difesa Guido Crosetto – Il compito occidentale non è buttare benzina, ma acqua sul fuoco. Di tutto c’è bisogno tranne che di un’altra guerra che coinvolga più nazioni. Un intervento fatto da europei bianchi per andare a incidere in una cosa interna rischierebbe di avere effetti deflagranti". "È il momento di ragionare: la situazione è recuperabile senza interventi troppo duri". A questo sta lavorando anche la Farnesina, d’intesa con i francesi, ex potenza coloniale. "L’Italia – ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani – vuole privilegiare la soluzione diplomatica".

Certo è che i golpisti sono sempre più isolati, non solo dagli altri Paesi africani, e dall’Occidente, ma anche da Mosca. Nonostante la folla che ha appoggiato i golpisti, ieri il Cremlino ha mostrato, almeno in apparenza, distanza dai golpisti. Ciò che sta accadendo in Niger è "fonte di grave preoccupazione" e "le considerazioni del Cremlino sul Paese non dovrebbero essere messe sullo stesso piano di quelle fatte da Prigozhin" (che aveva plaudito al golpe) ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. "Siamo favorevoli al rapido ripristino dello Stato di diritto nel Paese – ha aggiunto – e alla moderazione da parte di tutti, e vogliamo che il Niger ripristini l’ordine costituzionale il prima possibile". Tajani conferma la versione del Cremlino: "La Russia non è direttamente implicata, ci preoccupa la Wagner". Saranno decisivi i prossimi giorni.