NIAMEY (Niger)
In Niger la situazione diventa sempre più incandescente giorno dopo giorno. Sono passati sei giorni da quando i golpisti guidati da Abdourahmane Tchiani, uomo forte del potere sull’orlo di essere destituito, sostenuto dalla Russia, ha deposto il presidente eletto, Mohamed Bazoum, insieme con le sue milizie. Ma la situazione è ben lungi dal tornare sotto controllo. Questo, nonostante l’ultimatum del Consiglio di Sicurezza dell’Unione Africana, che due giorni fa ha dato ai golpisti 15 giorni per "ritornare immediatamente e incondizionatamente nelle loro caserme e ripristinare l’ordine costituzionale". La risposta è stata, ieri, l’assalto all’ambasciata francese. Ufficialmente, la Francia è stata presa di mira perché dopo il golpe ha sospeso i cospicui aiuti destinati al Paese africano. Ma sotto c’è qualcosa di più. Migliaia di manifestanti hanno marciato per le strade della capitale Niamey, urlando "Viva Putin", "Viva la Russia" e "Abbasso la Francia". La targa di fronte all’edificio con scritto ‘Ambasciata francese in Niger’ è stata strappata, calpestata e poi sostituita con bandiere francesi e nigerine. La folla è stata dispersa dall’intervento dell’esercito regolare, ma si è trattato di un attacco senza precedenti.
Da Parigi, preoccupazione, ma anche pugno di ferro. In una nota diffusa dall’Eliseo, si legge: "Chiunque attacchi cittadini francesi, esercito, diplomatici e diritti di passaggio francesi vedrebbe la Francia rispondere in modo immediato e senza esitazioni. Emmanuel Macron non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi". Una Francia pronta a intervenire nel caso in cui la situazione lo richieda, dunque, ma che nel frattempo deve fare i conti – e non solo lei – col nuovo contesto globale. La sede diplomatica è stata assaltata brutalmente. Una modalità sicuramente dettata da una storia coloniale dolorosa, con Parigi che ha deciso le sorti del Paese per decenni prima che il Niger riuscisse a ottenere l’indipendenza nel 1960. C’è inoltre l’azione della Russia, un agente provocatore determinato a esacerbare un conflitto mai risolto per imporre la propria influenza non solo nel Paese, ma in tutto il continente. Per questo, sarà fondamentale capire cosa succederà nei prossimi giorni.
Il presidente Mohamed Bazoum, in questo momento, è in ostaggio nella sua residenza insieme con la sua famiglia. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se i golpisti riusciranno a consolidare il loro potere o se gli Stati membri dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, riusciranno a fare le opportune pressioni per riportare la situazione sotto controllo. Ecowas, in particolare, ha dato ai golpisti sette giorni per ritirarsi e ripristinare l’ordine costituzionale. Se questo non dovesse succedere, potrebbero esserci diversi scenari, uno meno incoraggiante dell’altro. Parte degli Stati africano e gli Stati Uniti potrebbero introdurre sanzioni contro il Niger, in modo da fare tornare i golpisti sulle loro posizioni.
La comunità internazionale e anche l’Unione Africana rimangono determinate nel non riconoscere il nuovo corso politico-istituzionale del Paese, che potrebbe dare vita a un effetto domino di proporzioni incalcolabili. L’Unione Europea ha già sospeso ogni forma di collaborazione fino a quando il presidente Bazoum non tornerà al suo posto. Ma dall’altre parte c’è la Russia, per la precisione la Wagner di Evgeny Prigozhin, l’ex cuoco di Putin attualmente ex traditore riabilitato, che con la sua milizia privata gioca un ruolo molto importante in diversi Paesi africani. E che proprio sull’Africa ha. deciso di puntare la sua fiche più alta.
Marta Ottavani