
La rivolta studentesca a Belgrado
Roma, 24 marzo 2025 – I Balcani sono di nuovo al centro delle preoccupazioni della Nato, dell’Europa e degli Stati Uniti. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, è volato prima a Sarajevo e poi a Pristina, la capitale del Kosovo, per ribadire l’impegno dell’Alleanza a sostegno della pace, della sicurezza e della stabilità in Bosnia e nell’intera regione del Balcani occidentali. L’amministrazione di Donald Trump si è schierata contro il Presidente della Repubblica Srpska della Bosnia Milorad Dodik. L’Unione Europea ha annunciato l’invio di 400 militari aggiuntivi nell’ambito di Eufor Althea, la sua missione di pace in Bosnia, portando a 1.100 il totale delle forze. Albania, Croazia e Kosovo hanno firmato a Tirana un accordo per rafforzare la loro cooperazione nella difesa in un momento di tensioni regionali dovute alla deriva secessionista della componente serbo-bosniaca in Bosnia-Erzegovina.
L’epicentro della nuova instabilità è la Serbia. Si dice che sabato scorso siano scese in piazza a Belgrado 300mila persone. La polizia riduce il numero di dimostranti a 107mila. Com’è nata questa protesta?
"Tutto è cominciato – ricostruisce Aleksandar Levi, 61 anni, docente di Lingua e letteratura italiana all’Università di Belgrado – con il crollo di una tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad che ha ucciso 15 persone. Lo sciopero generale proclamato per il 7 marzo non è completamente riuscito, perché la gente che lavora in alcuni settori ha ancora molta paura. Hanno aderito gli addetti all’educazione e si sono poi aggiunti gli avvocati, gli attori e diverse personalità del mondo della cultura".
La corruzione ha a che fare con il crollo?
"Legalmente lo scalo non doveva essere aperto. L’opera è costata due miliardi di euro circa. Sicuramente una parte dei soldi è finita nelle tasche di qualcuno. Si voleva sottolineare la circostanza che abbiamo treni veloci come quello che collega Belgrado a Novi Sad".
Cosa chiedono gli studenti?
"Un cambiamento completo delle infrastrutture. Ogni giorno dalle 11 e 52 alle 12 e 07 vengono osservati quindici minuti di silenzio per le quindici vittime del crollo di Novi Sad. Gli autisti dei bus hanno addirittura cercato di passare comunque e hanno investito alcune persone. Naturalmente il presidente serbo Aleksandar Vučić è stato pronto a scaricare un po’ di gente inutile. Ha fatto arrestare dodici persone, fra le quali anche il ministro dei Trasporti".
Vucic ha annunciato elezioni per l’8 giugno.
"Adesso ha due soluzioni: formare un nuovo governo, che comunque sarà controllato da lui, oppure le elezioni. Ma nessuno le considera una soluzione, perché l’origine di tutto è il controllo che il presidente ha su ogni cosa. Partecipa alle sedute del Parlamento, si concede attività che non sono nelle sue competenze. C’è stata la grande tragedia della discoteca in Macedonia. Dieci feriti sono a Belgrado. Vucic è andato nelle stanze choc, quelle nelle quali subito dopo un’operazione per almeno due giorni sono ammessi solo i dottori. Il presidente è entrato con un seguito di cinquanta persone. Voleva mandare il messaggio che in questo frangente noi serbi eravamo molto vicini ai fratelli macedoni".
Milorad Dodik, il presidente dell’entità serbo – bosniaca della Bosnia Erzegovina, ha annunciato di aver adottato una nuova Costituzione separatista. È un distacco che Vucic gradisce?
"Quando ci sono le manifestazioni di Vucic la gente viene portata in autobus dalla Repubblica Srpska della Bosnia. Si chiamano paninari…".
Perché?
"Vengono ricompensati con panini e a volte anche con dieci euro. Invece la manifestazione di sabato è riuscita nonostante il fatto che abbiano impedito agli autobus e ai treni di circolare. Per i treni hanno inventato il pretesto che c’era il pericolo di attentati con bombe e quindi per 24 ore nessun convoglio è partito. Idem per gli autobus. Diversi studenti sono arrivati a piedi da Niš, una città a duecento chilometri da Belgrado".
Sia Dodik sia Vucic sono filorussi.
"Dodik sicuramente. Vucic invece cerca di essere amico di tutti. Da noi c’è la convinzione che non viene condannato dall’Unione europea per via delle miniere di litio della Serbia. Vucic è legato alla Cina più che alla Russia. Un mese fa, quando la Serbia ha votato la risoluzione sull’Ucraina, si è scusato con la Russia con queste parole: a tutti succede qualche volta, un giorno di distrazione".
Dodik deve autoproteggersi?
"Non può andare in nessun posto, neppure in Bosnia, senza rischiare di essere arrestato. Lui resta lo sceriffo di una piccola parte di territorio. Vucic invece usa la Repubblica Srpska quando gli serve".