Roma, 31 marzo 2024 – “L’attacco a Gaza è stato finora un fallimento militare, nonostante tutti i morti palestinesi e le distruzioni. Netanyahu ha bisogno di un successo per fornire al suo elettorato una cauterizzazione della ferita del 7 ottobre. Gli serve la testa di Sinwar, deve mettere le forze militari di Hamas fuori gioco affinché non riaprano un fronte contro Israele. Ma non è affatto facile e pure l’attacco su Rafah è abbastanza complicato anche politicamente perché vuol dire distruggere le relazioni con l’Egitto e danneggiare quelle con l’America e l’Ue. E così, come abbiamo visto in queste ore, Netanyahu sta cedendo alla tentazione di attaccare Hezbollah". Così il professor Gilles Kepel, docente di Science Po, arabista e politologo, che ha appena pubblicato in Francia, dove è già numero uno, il saggio Olocausti: Israele, Gaza e la guerra all’Occidente , che sarà presto edito in Italia da Feltrinelli.
Professor Kepel, vuol dire che Israele pensa ad un attacco di terra contro il Libano?
"Non credo di terra, ma un attacco massiccio con missili, droni, aerei. E non contro il Libano ma contro la struttura militare di Hezbollah".
Distinzione sottile.
"Mica tanto. Il “Partito di dio“ sciita oggi è più debole che in passato ed è odiato da quasi tutti i libanesi che gli imputano la catastrofe economica e sociale che attraversa il Paese. Un attacco massiccio ad Hezbollah non sarebbe visto dalla maggioranza dei libanesi come un attacco al Libano, e potrebbe essere tollerato anche dalla leadership di Paesi arabi sunniti come l’Arabia Saudita, la Giordania e l’Egitto. Quindi, c’è il rischio che non solo Netayahu non si fermi a Gaza, ma faccia una fuga in avanti".
Una cosa esclude l’altra?
"Non necessariamente, credo che Netanyahu vorrebbe fare entrambe. L’importante per lui è avere una vittoria militare".
Come dobbiamo leggere la decisione americana di astenersi al Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla tregua?
"La si può leggere su due piani, uno interno americano e uno internazionale. Da un lato è un ribilanciamento rispetto alla politica di appoggio a prescindere ad Israele che gli faceva perdere a Biden tanti voti di giovani e di minoranze. Sul piano internazionale è invece un messaggio a Nethanyau a non esagerare".
Il governo israeliano però ha risposto picche.
"Certo, perché crede che quello di Biden sia un bluff, nulla di sostanziale, ritene che la Casa Bianca non può andare troppo in avanti nelle pressioni su Israele e quindi prosegue come se nulla fosse, sull’orlo del precipizio. È convinto che Washington non sia in grado di imporre una soluzione".
Men che meno l’Europa, una Europa assediata dalle guerre, dall’Ucraina a Gaza. Per il Vecchio Continente è venuto il tempo di darsi una mossa?
"L’Europa deve diventare adulta, l’illusione della fine della storia dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica è ormai tramontata e quindi è necessario fare delle scelte anche impopolari come la creazione di una Europa della difesa e anche avviare una riforma che consenta di adottare alcune decisioni a maggioranza e non all’unanimità dei 27, perché oggi, ad esempio sull’immigrazione o sulla Russia, siamo costretti a rincorrere stati come l’Ungheria e letteralmente a pagarla per non mettersi di traverso. L’Europa deve avere una forza anche militare, deve essere in grado di decidere senza essere ostaggio di veti anche di un solo Paese. Spendere di più e meglio nella difesa è diventata una necessità di fronte all’espansionismo russo, alla pressione dal Sud del mondo, alle tensioni in Medio Oriente. Perché se non sarà in grado di difendersi, l’Europa sarà solo una preda".
Quel che sogna Putin .
"Lo vederemo chiaramente alle elezioni europee. Qui in Francia ci aspettiamo una vittoria del Rassemblement National che ha le due caratteristiche di essere contro l’integrazione europea e di avere delle relazioni abbastanza forti con Putin. Gli elettori europei dovrebbero capire che la Russia è una minaccia, che c’è una penetrazione russa sia nei social media che nella politica, come dimostra l’inchiesta dei servizi segreti cechi e polacchi, che ha svelato un rete russa che contattava parlamentari europei per condizionarli. Il Parlamento europeo è l’elemento debole delle istituzioni europee, come abbiamo visto già con il Qatargate. È il ventre molle dell’Europa, il Cremlino lo sa e se ne approfitta".