Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Esteri

Piano Mattei per l’Africa, Tommaso Foti (FdI): "Non è una scatola vuota: l’Italia torna protagonista"

Il capogruppo a Montecitorio: prima dei soldi ci vogliono i progetti. "Questo protocollo è un modello per l’Europa, parola di von der Leyen". E rilancia: la nostra politica estera sarà uno dei temi al G7 in Puglia a giugno

Tommaso Foti, FdI

Tommaso Foti, FdI

Roma, 31 gennaio 2024 – Quarantasei Paesi africani, 25 organizzazioni internazionali, tutti e tre i vertici delle istituzioni europee presenti: sul fronte diplomatico la conferenza Italia-Africa è stata un successo. Gli attacchi però non sono mancati, ma Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, li respinge con un certo sprezzo.

Presidente, tanto rumore per nulla? Il Piano Mattei è una scatola vuota come sostiene la minoranza?

"Vuota sarà la loro testa. Mi pare chiaro che, dopo questo vertice, l’Italia si candida ad essere protagonista nei rapporti con il Continente africano, dove purtroppo nei decenni passati l’Europa se n’è andata lasciando il posto a Cina e Russia. Noi possiamo ricoprire un ruolo importante grazie anche a una posizione geografica vantaggiosa. Se Schlein e Conte non lo capiscono, vorrà dire che gli faremo un disegnino per spiegarglielo. Ma quelli che hanno partecipato alla summit l’hanno fatto perché interessati alla questione sul tavolo e al Piano Mattei".

Tommaso Foti, FdI
Tommaso Foti, FdI

È un fatto che di fondi ce ne sono pochi: che cosa si può fare senza soldi?

"Prima dei soldi, bisogna avere dei progetti: poi si pensa a finanziarli. Certo, se continuiamo a pensare che sia un problema del bilancio italiano ci prendiamo in giro. È un problema europeo, che verrà messo nell’agenda di Bruxelles e sarà uno dei temi forti del G7 che si svolgerà in Puglia a giugno".

Per la verità, gli Stati europei, a partire dalla Francia sembrano piuttosto freddi.

"Perché Ursula von der Leyen è forse una ’Barbie’? È la presidente della Commissione europea, dunque abbraccia tutti i Paesi dell’Unione. E d’altra parte, si diceva che non c’era mobilitazione europea anche per il tema dell’immigrazione, poi all’improvviso si sono tutti svegliati".

Al vertice, però, mancavano diversi Paesi africani, a cominciare dal più popoloso: la Nigeria.

"Non sarà automatico ristabilire rapporti con Paesi che si sono già accasati con la Russia o la Cina. I lavori sono in corso: puntiamo l’attenzione su chi c’era".

Non è solo questione dell’essere già accasati: il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, è stato molto critico per la mancata consultazione degli africani.

"È già stato detto che forse Moussa Faki è stato vittima di un fraintendimento: pensava che il piano fosse chiuso. Però il presidente dell’Unione africana, Azali Assoumani, ha dichiarato di riporre grande speranza nella ’leadership illuminata’ di Giorgia Meloni".

È stata mossa anche una critica più feroce: quella di neocolonialismo.

"Abitualmente rispondo alle domando che hanno un fondamento, alle farneticazioni faccio replicare coloro che sono in giro per il Paese perché sono stati chiusi i manicomi".

Uno degli scopi del Piano Mattei è portare a un calo dell’emigrazione dall’Africa. Sul fronte dell’immigrazione avete varato anche l’accordo con l’Albania: non rischia di essere controproducente? Di costare tanto e portare pochi risultati, perché i migranti sono destinati a tornare in Italia?

"Questa è una semplicemente una bugia come quella secondo cui la Corte costituzionale albanese avrebbe bocciato l’accordo. Sarebbe ora che si smettesse di tifare sempre e comunque contro l’Italia. L’opposizione usa tutti gli argomenti per tentare di vincere le elezioni, visto che dall’inizio del XXI secolo ne ha vinte ben poche".

Nella sostanza che cosa garantisce che tutto filerà liscio?

"Lo dimostrano i fatti. La strada intrapresa dal governo sull’immigrazione convince l’Ue e sta portando buoni risultati, come dimostra il calo degli sbarchi dalla Tunisia. Il protocollo che abbiamo siglato, ora all’esame del Senato, alleggerirà il carico che grava sull’Italia grazie alla delocalizzazione delle procedure logistiche legate alla prima accoglienza e ai rimpatri, e combatterà in maniera più incisiva contro i flussi migratori irregolari e la tratta degli esseri umani".

Servirà da deterrente?

"Di sicuro servirà a evitare di dover realizzare quattro o cinque strutture nel luogo di approdo più classico: la Sicilia".

Ritiene che possa diventare un modello per l’Europa?

"Non lo dico io, l’hanno detto tutti coloro i quali hanno guardato con interesse in Europa questa vicenda. Ursula von der Leyen, per dire, l’ha definito ’un modello innovativo basato su un’equa distribuzione delle responsabilità con i paesi terzi in conformità con gli obblighi derivanti dal diritto comunitario e internazionale’".

Resta il problema dei costi.

"Si ipotizza che questo accordo ci costi 100 milioni. Costi che noi rendicontiamo, non li lasciamo gestire alle cooperative".

A proposito: Giorgia Meloni si deve candidare alle Europee?

"Premesso che la decisione spetta solo a Giorgia Meloni, io ritengo che dovrebbe candidarsi e dovrebbero candidarsi tutti i responsabili e tutti i segretari di partito perché queste elezioni porteranno a una ridefinizione del ruolo e dei compiti dell’Europa. Nel caso di Giorgia Meloni c’è un motivo in più da valutare: oltre ad essere capo del governo e presidente di FdI è anche presidente del partito dei conservatori europei. Scendendo in campo, diventa un traino per tutte le forze politiche europee che si collegheranno al movimento".