Roma, 23 novembre 2024 – L’ombra della guerra di Putin si allarga sul Vecchio Continente, al di qua dei confini d’Ucraina. Mentre il presidente russo parla il linguaggio dei missili ipersonici (“ora posso colpire anche in Europa”, ha detto il capo del Cremlino parlando dei razzi ‘Oreshnik’), nelle cancellerie del Vecchio Continente e nei quartieri generali della Nato si moltiplicano le riunioni ai massimi livelli per cercare di capire quale sia il livello reale della minaccia: in effetti da Berlino a Oslo passando da Varsavia da tempo si fa di tutto per non farsi trovare impreparati ad un estensione dei fronti d’attacco.
A far più rumore in queste ore è la notizia del cosiddetto ‘Piano d’operazione Germania’, un documento strategico di ben mille pagine che delinea nel dettaglio tutte le mosse, sia militari che logistiche, che la Repubblica federale metterà in campo nel caso di un attacco diretto delle forze russe, o comunque di uno spostamento del conflitto oltre la frontiera occidentale ucraina. La rivelazione è della Frankfurter Allgemeine Zeitung: i dettagli sono ovviamente top secret, ma il quotidiano tedesco precisa che il dossier elenca tutte le infrastrutture e le costruzioni che vanno difese in via prioritaria. Dal punto di vista militare, contiene le pianificazioni sia a fronte di una necessità difensiva in senso stretto, sia dinnanzi ad una “semplice” azione di deterrenza da attuare in risposta ad una ipotetica manovra russa lungo il “fianco orientale” della Nato. “La Germania diverrebbe in tal caso un centro di smistamento per decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di soldati, che dovranno essere trasferiti a est, insieme a materiale bellico, cibo e medicine”, scrive la Faz.
Altrettanto significativi i segnali in arrivo dalla Svezia e dalla Finlandia. Le autorità di Stoccolma stanno iniziando a preparare i cittadini all’“opzione guerra” tramite l’invio di cinque milioni opuscoli che spiegano come prepararsi all’eventualità di un conflitto. Indicazioni simili sono contenute in un sito web lanciato dal governo di Helsinki: da notare che ambedue i paesi dopo l’aggressione russa all’Ucraina hanno lasciato alle spalle decenni di “non allineamento” militare decidendo di entrare nell’Alleanza atlantica. L’opuscolo svedese, intitolato “Om krisen eller kriget kommer” (ossia “in caso di crisi o di guerra”), realizzato dall’agenzia per le emergenze civili (Msb), contiene consigli pratici per affrontare emergenze quali disastri naturali, attacchi informatici e, appunto, guerre. Finora l’opuscolo, ora aggiornato, era stato diffuso solo cinque volte nella storia della Svezia: l’ultima volta è stato nel 2018, la volta precedente in piena guerra fredda, ossia nel 1961, anno della costruzione del Muro di Berlino.
Non finisce qui. Proprio le forze armate svedesi hanno rivelato di esser stato in grado di “determinare con il ricorso di sensori” che vi sono stati “movimenti di navi che corrispondono nel tempo e nello spazio” alla rottura di due cavi sottomarini nel Mar Baltico. A parlarne è il ministro svedese alla protezione civile, Carl-Oscar Bohlin, a parlarne, tra i primi ad ipotizzare che si tratti di un atto di sabotaggio: non ha riferito quali navi siano coinvolte, ma i media danesi e svedesi parlano di un mercantile cinese scortato dalla marina danese dal porto russo di Us-Luga. Stando ai dati di traffico marittimo, nel quadrante e nel momento in cui si ritiene siano avvenute le rotture dei due cavi è passato di lì il vascello Yi-Peng 3. In proposito, è stata la Germania – nelle parole del ministro alla difesa Boris Pistorius e della titolare agli esteri Annalena Baerbock – a parlare di “guerra ibrida”.
Che il conflitto si stia allargando in diverse modalità è confermato pure dai movimenti dei battaglioni nord-coreani presenti in Russia. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ritiene che le truppe inviate da Pyongyang, circa 10 mila soldati, siano attualmente di stanza nel Kursk, dove sono stati integrate nelle formazioni russe: “Mi aspetto di vederli impegnati presto in combattimento”, ha detto Austin. Sono i servizi di Kiev a lanciare l’avvertimento che Mosca avrebbe radunato insieme agli effettivi nord-coreani circa 50 mila uomini per riconquistare il Kursk strappato alla Russia dalle forze ucraine. Stando ai numeri diffusi dallo Stato maggiore militare di Kiev, dall’inizio dell’invasione ad oggi, l’Armata di Mosca conterebbe complessivamente 730 mila perdite: parlare di bagno di sangue è un eufemismo.A quanto pare, a Putin interessano però altri numeri: quelli della gittata dei suoi missili supersonici puntati in direzione Occidente.