Giovedì 21 Novembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Il piano di pace di Kiev. Il professor Parsi: "Zelensky stringe i tempi ma non ha molti margini. Il conflitto è in stallo"

Il Cremlino rigetta l’ipotesi e conferma l’operazione militare speciale. Il docente della Cattolica: il leader ucraino sfrutta gli ultimi mesi di Biden in sella

Roma, 29 agosto 2024 – Una guerra in fase di stallo. Ma se da una parte c’è un leader, Volodymyr Zelensky, che non ha molto margine di manovra nel proporre il suo piano di pace e nell’attaccare il territorio russo con armi americane, dall’altra c’è una Russia che rischia comunque di uscire sconfitta da un conflitto che la sta logorando dal punto di vista delle perdite umane e del dispendio di risorse economiche. Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali alla facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Aseri, la vede così e spiega perché la tregua non è all’orizzonte.

Professor Parsi, il premier ucraino Zelensky annuncia un piano di pace ma nel frattempo invia a Biden una lista di obiettivi militari da colpire in territorio russo. Qual è la sua strategia?

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"Quante possibilità ha che Biden conceda all’Ucraina di colpire oltreconfine con armi americane? Direi non moltissime. Anche perché c’è un problema che va al di là della possibilità di utilizzare queste armi sul territorio russo in profondità ed è la disponibilità delle medesime. Gli ucraini non ne hanno una quantità infinita, gli americani e gli inglesi non ne hanno in stock. La loro produzione richiede tempo e denaro. Già per questo motivo la prospettiva mi appare difficile. Penso che Zelensky stia cercando di portare a casa tutto quello che può finché c’è ancora Biden alla presidenza. Biden, dal canto suo, non essendo ricandidato, potrebbe essere nella condizione di concedere di più. Non vedo comunque concretezza in questo cambio di strategia".

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Guardiamo in casa Russia. Putin ha già rinviato la proposta di pace al mittente e Peskov fa la voce grossa, spiegando che l’operazione militare speciale non finirà finché non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi. La Russia avanza in Donbass, l’Ucraina nella regione di Kursk e forse a breve anche in quella di Belgorod. Quali sono secondo lei gli umori di Mosca in questo momento?

"Dal livore delle reazioni si capisce che non sono buoni, anche perché l’azione diversiva ucraina nel Kursk, ha colto di sorpresa i russi clamorosamente. In Donbass è vero che la Russia sta avanzando, ma vanno al rallentatore nonostante l’impiego massiccio di aviazione, artiglieria e truppe di terra. Parliamo di avanzamenti infinitesimali. Credo che a Mosca si rendono conto che neanche loro possono tirare la guerra in lungo per chissà quanto. Sappiamo che nella zona di Kursk ci sono coscritti che provenivano dalle zone della Russia europea e urbana. Questo per Putin rappresenta un prezzo molto alto. Si parla della necessità di reclutare e inviare al fronte nuove quantità di truppe. La sensazione è che nessuno possa vincere e che nessuno voglia perdere. Ora, se noi pesiamo sulla bilancia Russia e Ucraina, una situazione di stallo di questo tipo è una sconfitta per la Russia".

La Russia minaccia di cambiare la sua dottrina nucleare e si temono incidenti nella centrale che si trova nella regione di Kursk. Pensa ci possa essere una escalation di questo tipo?

"Non penso che la Russia possa scegliere l’opzione nucleare in Ucraina. Decenni di Guerra Fredda insegnano che questa è un’opzione del tutto astratta, teorica. Dal punto di vista poi di possibili incidenti in una centrale atomica fossi nei russi ci penserei. Un incidente nella regione di Kursk colpirebbe per prima la Russia. Creerebbero una Chernobyl a casa loro".