Tokyo, 9 dicembre 2023 - Migliaia di pesci morti sono arenati sulle spiagge di Hakodate, in Giappone. Una distesa di sardine, e qualche sgombro, giace senza vita in un'area di circa un chilometro attorno al porto di Toi. Le autorità nipponiche non hanno ancora determinato la causa della moria, ma hanno comunque invitato la popolazione locale a prestare attenzione e a non nutrirsene.
L'incidente, di una portata senza precedenti (si stima circa mille tonnellate di pesci morti), anche se casi simili si erano già verificati nel 2009, 2014 e 2018, sta mettendo in allarme gli esperti giapponesi. Le teorie che vengono formulate in queste ore sono diverse, ma due sono le principali: il fattore naturale, come l'abbassamento delle temperature marine o la caccia di tonni e delfini, che avrebbero spinto i pesci ad arenarsi a riva.
E il fattore umano, il più temuto, con il pensiero che corre all'ok dato ad agosto dal governo nipponico al rilascio in mare dell'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima, residuo del disastro del 2011. Ma se Tokyo continua ad assicurare che non ci sono rischi ambientali, e l'Agenzia internazionale per l'energia atomina ha già dato l'ok, i dubbi della comunità scientifica restano, almeno per le conseguenze a lungo termine. La stessa AIEA ha creato un team di scienziati internazionali per monitorare l'impatto ambientale raccogliendo campioni dell'acqua e analizzando i pesci della zona.