Roma, 16 marzo 2025 – L’opposizione in Parlamento per il presidente russo, Vladimir Putin, non è mai stata un problema, tanto che viene definita “opposizione” strumentale. Lo zar, però, nei suoi negoziati con gli Stati Uniti (sempre che ci siano), rischia di trovarsi contro un partito che non siede alla Duma, ma che sta diventando particolarmente rumoroso: quello della guerra. I cosiddetti “falchi”, che vorrebbero la sottomissione di tutta l’Ucraina e per i quali Mosca non deve fare nessuna concessione, anzi, deve continuare a combattere.

Fra questi ci sono blogger militari, che da mesi aggiornano sulla situazione al fronte e che ora danno notizie di un’affermazione sempre più importante nella regione di Kursk. Loro, la parola “pace” non la vogliono nemmeno sentire nominare e non hanno esitato a definire il potenziale accordo “una vergogna per la Russia”.
Ci sono poi i cosiddetti Z-patriots, che prendono il nome dalla Z di Za pobedu (alla vittoria), che è lo slogan dell’operazione militare speciale, ossia come il Cremlino ha imposto che si chiami il conflitto. Ma se sappiamo chi compone la base di questo partito, chi ne tiene le fila? Anna Zafesova, analista specializzata sulla Russia e i territori dell’ex Unione Sovietica, non ritiene che lo zar debba sentirsi intimorito. “Putin non ha alcuna intenzione di firmare nessun accordo perché del partito della guerra fa parte anche lui. Non dimentichiamo che è stato proprio il conflitto a permettergli di trasformare il Paese in una dittatura, ormai è un monarca quasi assoluto. La sua apparizione in tenuta mimetica dell’altro giorno ha un significato ben preciso: si è intestato anche moralmente il comando delle forze armate. Quanto al “partito della guerra”, è composto da ex agenti del Kgb, elementi ultranazionalisti, fra cui l’oligarca Konstantin Malofeev. Tutte persone che proprio Putin ha portato in superficie a scapito di burocrati e tecnocrati più pragmatici e meno belligeranti”.
Un leader, dunque, che sta bluffando e che, se la guerra finisse, dovrebbe anche iniziare a pensare ai problemi davvero urgenti nel Paese, come l’economia militarizzata, la sanità a pezzi e le casse dello Stato vuote. “La verità – spiega Zafesova – non è solo che Putin non vuole fermare la guerra. Se lo facesse – cosa che, lo ripeto, ritengo improbabile –, oltre ai falchi si rivolterebbe una parte del popolo russo, soprattutto quelli che grazie al conflitto hanno visto migliorare considerevolmente la loro posizione economica”.
Le notizie sulla guerra vengono edulcorate dalla propaganda. Il popolo russo in questo momento non ha contezza di quanto stia costando il conflitto in termini di vite umane e di impatto sulle casse statali. Vedono la guerra attraverso i filtri della narrazione del Cremlino e della televisione. Ci sono poi le famiglie i cui soldati si sono arruolati dietro il pagamento di cifre, da 15.000 a 30.000 euro, che in alcune regioni della Russia di Putin danno davvero la possibilità di cambiare la propria vita e quella della propria famiglia in meglio. Pazienza se si rischia la vita.