Venerdì 15 Novembre 2024

Perché Israele attacca Unifil in Libano

Roma furiosa, Tel Aviv prima non chiarisce poi avvia una indagine su quello che definisce “un incidente”. Ma per fonti di sicurezza gli attacchi non sarebbero fortuiti

Roma, 11 ottobre 2024 – Tra versioni ufficiali e rumor che filtrano da fonti di sicurezza, si tenta di trovare un perché agli attacchi che nelle ultime 24 ore hanno preso di mira le basi italiane Unifil nel Libano del Sud. A colpire ieri le forze di pace delle Nazioni Unite, nel quartier generale di Naqura, sono stati i militari israeliani che da circa 10 giorni operano in quella zona nell’ambito della vasta operazione terrestre anti Hezbollah. 

Un fuoco (presunto) 'amico’ che ha provocato il ferimento di due caschi blu indonesiani. E che è continuato anche oggi, aggravando il bilancio degli attacchi con altri due soldati cingalesi feriti.  Per quanto riguarda l’azione odierna, l’esercito israeliano riferisce di aver risposto con il fuoco “a una minaccia immediata contro di loro”. Un esame iniziale indica che una postazione di Unifil si trovava "a circa 50 metri dall'origine della minaccia" ed è stata "colpita durante l'incidente", con il "conseguente ferimento di due membri della forza Onu".

Forze Unifil, foto generica
Forze Unifil, foto generica

L’attacco del 10 ottobre

Sugli spari di ieri, invece, Israele non si sbottona in via ufficiale. "Non è stato né un errore, né un incidente”, ha tuonato il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, parlando di “atti ostili reiterati” che “potrebbero costituire crimini di guerra”. Roma ha immediatamente convocato l’ambasciatore israeliano che  “non è stato in grado di fornire spiegazioni”.

Una nota dell’Ambasciata si limitava a sottolineare che Tel Aviv “ha raccomandato più volte ai militari italiani dell’Unifil di ritirare parte delle loro forze dall’area per ragioni di sicurezza”.

“Vogliono eliminare testimoni scomodi”

Secondo fonti di sicurezza, dietro agli attacchi potrebbe esserci il tentativo di costringere il contingente Unifil “a ritirarsi”, così da eliminare dalla zona “testimoni scomodi” in ottica di "pianificazioni future" dell'esercito in Libano.

Intanto, oggi Tel Aviv fa sapere che gli attacchi sono considerati come “un incidente”. E assicura che sono in corso approfondimenti sull’accaduto. "Abbiamo ricevuto da poco un rapporto su danni all'avamposto UNIFIL nell'area di Naqoura", riferiscono fonti delle forze di difesa al Times of Israel. "L'incidente è in fase di indagine e i suoi dettagli sono sotto esame", aggiungono le stesse fonti.

Quindi il comunicato dell’ambasciata di Tel Aviv in Italia: "Come promesso, Israele ha aperto un'indagine sugli ultimi casi e trasmetterà i risultati in maniera trasparente all'Italia”. Previsto in giornata un incontro tra l’attaché militare israeliano e i vertici dell'esercito italiano per illustrare i dettagli dell'indagine. “Israele agisce in modo trasparente e in stretta collaborazione con l'Italia e con Unifil che opera sul campo – prosegue la nota -, e si rammarica per qualsiasi danno all'Onu e alle forze non coinvolte". Il caso è lungi dall’essere risolto e sarà sul tavolo dei 27 ministri degli Esteri Ue riuniti lunedì al Consiglio del Lussemburgo. L’Alto rappresentante Joseph Borrell ha già definito l’attacco "inaccettabile”. 

L’operazione di terra si allarga

Nel frattempo, le forze israeliane stanno estendendo le perlustrazioni nei villaggi libanesi di confine. Quella che era partita con un’incursione di “carattere contenuto” sta mutando gradualmente forma. Schierate quattro divisioni con mezzi blindati, mentre l’aviazione effettua operazioni di copertura.  Il portavoce militare israeliano ha pubblicato ieri immagini riprese nei villaggi libanesi al confine con Israele, "trasformati in veri e propri avamposti in vista di un attacco in grande stile progettato contro la Galilea".