Parigi, 17 febbraio 2025 – L’Europa batte un colpo. Per l’Ucraina e per se stessa. Oggi a Parigi summit straordinario. Lo strappo statunitense a beneficio della Russia e l’asserita esclusione dell’Europa dal tavolo della pace sollecitano una risposta tempestiva. "Riunione informale", precisa l’Eliseo. Ma con presenze di rango. Alla chiamata di Emmanuel Macron rispondono il premier britannico Keir Starmer, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier polacco Donald Tusk, il leader spagnolo Pedro Sanchez, il capo del governo olandese Dick Schoof, la premier danese Mette Frederiksen (sia in rappresentanza del blocco NB8 – i Paesi nordici e baltici – sia in ragione delle mire statunitensi sulla Groenlandia). Per l’Unione europea il presidente del Consiglio Antonio Costa e la commissaria Ursula von der Leyen. Ospite anche il segretario generale della Nato Mark Rutte, per fare da pontiere con Washington. Perché il tempo stringe. E già oggi oggi l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff e il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Mike Waltz saranno in Arabia Saudita per negoziati preliminari con i delegati russi.
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Trump sogna la fine del conflitto entro Pasqua. Complicato, nello scenario attuale. Ma la corsa ormai pare lanciata. Così Macron telefona al principe saudita Mohammed bin Salman e riconosce il "ruolo che l’Arabia Saudita potrebbe svolgere" per "una pace solida e duratura", purché "gli europei" siano "al centro del processo". Anche i numeri autenticano la richiesta: secondo l’Istituto Kiel, in questi tre anni di guerra, l’Europa ha assicurato all’Ucraina sostegni complessivi per 132 miliardi di euro (70 in aiuti finanziari e umanitari e 62 in aiuti militari). Ovvero più dei 114 miliardi forniti dagli Stati Uniti (50 in stanziamenti finanziari e umanitari e 64 in aiuti militari). Ma a Parigi si discuterà anche di difesa europea dopo l’asserito disimpegno statunitense (meglio di una sinfonia per Vladimir Putin).
L’aggressione del Cremlino a Kiev è al giorno 1.090, e l’esclusione europea dal tavolo dell’ipotetica pace alimenta tensioni impensabili solo una settimana fa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky protesta e contesta. Intende sedersi di fronte a Putin solo dopo un piano messo a punto da Usa, Ucraina e Ue. E in un’intervista alla Nbc al termine della disastrosa Conferenza di Monaco, prova a gettare sabbia nel duplex russo-americano: "Non accetterò mai decisioni tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina, mai. Questa è la guerra in Ucraina, contro di noi, e sono i nostri morti". Ritiene almeno che Trump sia in buona fede? "Spero di sì. Ci conto molto. Mi fido", sta al gioco (mediatico). È Putin, secondo Zelensky, a essere in malafede: "Non vuole la pace. È un assassino e non cambierà".
Le programmate esercitazioni militari di Mosca in Bielorussia smascherano, secondo il leader ucraino, il progetto di potenziale allargamento del conflitto ai danni di "Polonia e Lituania", e degli altri "piccoli paesi dell’ex Unione Sovietica". Pronostica che "Putin dichiarerà guerra alla Nato", e agita questo spauracchio in faccia ai 27 e al Regno Unito. Da parte sua, l’Ucraina resiste come può: inclusa la mancata ratifica dell’accordo sulla cessione agli Stati Uniti del 50% delle proprie terre rare (vedi visita a Kiev del segretario del Tesoro Scott Bessent). Una firma che Washington ora pretende.
Intanto, mentre fa piovere sull’Ucraina "1.220 bombe aeree, più di 850 droni kamikaze e oltre 40 missili" solo nell’ultima settimana (fonte: Zelensky), Putin dà il benvenuto a qualsiasi leader occidentale voglia partecipare il 9 maggio a Mosca alle celebrazioni per l’80° Giorno della Vittoria’ sul nazismo. Trump sulla piazza Rossa? Esagerato scommetterci, ma la sparata anti europea fatta a Monaco dal suo vice JD Vance fa capire che ormai siamo in un altro mondo. Scioccato, l’ex leader conservatore britannico John Major contrattacca così: "È estremamente strano fare la predica all’Europa sulla libertà di parola e sulla democrazia mentre si coccola il signor Putin. Nella Russia del signor Putin, le persone che non sono d’accordo con lui scompaiono, muoiono o fuggono dal Paese o cadono da alte finestre". O crepano in prigione. Come Alexei Navalny, giusto un anno fa.