Giovedì 21 Novembre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

La rivolta del clero americano. "E' a un passo dallo scisma"

Lo storico Faggioli: Francesco non è stato difeso

Papa Francesco (Lapresse)

Papa Francesco (Lapresse)

Washington, 30 agosto 2018 - "Salvo pochissimi, che hanno preso le distanze dal dossier Viganò, la difesa del Papa da parte dei vescovi statunitensi è stata alquanto tiepida. Così facendo, non so se si rendono conto che danno l’impressione di essere a un passo dallo scisma". Profila uno scenario inquietante lo storico della Chiesa, Massimo Faggioli, ferrarese di nascita, da anni trapiantato Oltreoceano. A detta del professore di Teologia e Studi religiosi alla Villanova University (Filadelfia) è gravissimo il fatto che diversi presuli americani «abbiano appoggiato pubblicamente la lettera dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti che invoca le dimissioni di Francesco per il caso degli abusi sessuali del cardinale Theodore McCarrick».

Eppure il presidente dell’episcopato americano, il cardinale Daniel Di Nardo, non certo un progressista, ha intimato a Viganò di portare prove a sostegno del suo affondo contro il Pontefice.

«Era il minimo che potesse fare, la sua reazione è insufficiente. Oggi sappiamo che Viganò ha lavorato a quattro mani col giornalista italiano Marco Tosatti, mai tenero con Bergoglio, nella stesura del memoriale. Il diplomatico vaticano ha fornito la miccia dello scandalo, ma la maggior parte dell’esplosivo proviene dalla Chiesa statunitense che, almeno nella sua componente tradizionalista minoritaria, sin da subito ha fatto di tutto per mettere i bastoni fra le ruote al Papa».

Punta il dito contro l’istituzione ecclesiale?

«I vescovi americani, non tutti chiaramente, sono l’appendice di una galassia composita, fatta di media ultra conservatori, associazioni di estremisti del pro life , sigle legate al business capitalistico, da sempre ottimi finanziatori della Gerarchia, e gruppi nazionalisti vicini all’ex guru di Donald Trump, Steve Bannon. Tutte queste realtà considerano, con sfumature diverse, Francesco una specie di usurpatore».

Viganò, che a detta di molti puntava al Governatorato vaticano, ha agito mosso da vendetta contro la leadership ecclesiale?

«Sì, questo aspetto è evidente, così come il suo tentativo, dato l’attacco mosso contro preti, vescovi e cardinali gay friendly , di autoassolversi davanti al mondo tradizionalista a lui vicino per una serie di nomine episcopali liberal che, proprio come nunzio apostolico Oltreoceano, non è riuscito a bloccare L’uscita del report sugli abusi sui minori, vergato dalla procura della Pennsylvania, un atto d’accusa non una sentenza, va precisato, è stato poi il momento giusto per scatenare il putiferio».

Il fatto che il Papa abbia detto che non si dimetterà che riflessi avrà sulla Chiesa statunitense?

«Non credo sia finita qui. L’episcopato locale, in una situazione di coma istituzionale, cerca di recuperare credibilità dopo lo scandalo della pedofilia, scaricando le responsabilità sulla Santa Sede e sul Papa».

Sul caso McCarrick Bergoglio ha da rimproverarsi qualcosa?

«Per il momento direi di no. Appena vi è stata la denuncia di una violenza su un minore, il Papa ha allontanato l’arcivescovo dal collegio cardinalizio. Un gesto forte che in precedenza nessuno aveva deciso o nessuno aveva fatto rispettare, neanche Viganò».

Basta al popolo statunitense?

«No, si dovrà fare di più. La gente vuole sapere come McCarrick abbia potuto agire indisturbato per un quarto di secolo. Paradossalmente il dossier, nonostante le opposte intenzioni di Viganò, getta una cattiva luce più sul Vaticano di papa Wojtyla e papa Ratzinger, rei di non avere adottato misure adeguate quando il presule era in piena attività».