Città del Vaticano, 22 luglio 2022 - Più che un viaggio apostolico sarà un pellegrinaggio penitenziale. Un’occasione sofferta per toccare con mano le ferite lasciate dall’omologazione forzata dei nativi, anche da parte della Chiesa cattolica, chiedere scusa per le morti, le segregazioni, gli stupri ai danni di migliaia di bambini, per estendere al resto del mondo, il valore autentico dell’inculturazione della fede, celebrato tre anni fa col Sinodo sull’Amazzonia. Mancano poche ore alla partenza di papa Francesco per il Canada, dove resterà dal 24 al 30 luglio. Da mesi provato dal dolore al ginocchio destro, l’85enne Bergoglio, costretto a giugno a dare forfait alla trasferta in Congo e in Sud Sudan, si prepara al suo 37esimo viaggio apostolico internazionale che si preannucia particolarmente impegnativo: sia sotto il profilo fisico – una fitta agenda di appuntamenti e discorsi, otto ore di fuso orario a Edmonton –, tanto che sarà inevitabile il ricorso alla sedia a rotelle, sia dal punto di vista emozionale per gli incontri che avrà con i sopravvissuti a quello che, tra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo scorso, è stato un vero e proprio genocidio culturale ai danni degli aborigeni.
In quel lasso di tempo oltre 150mila piccoli nativi sono stati strappati alle famiglie di origine dalle autorità civili per essere ’rieducati’ nelle scuole residenziali governative, in gran parte gestite dalla Chiesa cattolica. Qui vennero ’spogliati’ della loro identità di aborigeni, dalla lingua ai costumi, ai culti tradizionali, e ’rivestiti’ del modello occidentale, religione cristiana compresa, in condizioni di soprusi e segregazioni. Già all’inizio del secolo scorso un’inchiesta giornalistica rilevò come il 42% di questi minori morisse prima del compimento dei 16 anni. Il ritrovamento nel maggio 2021 dei resti di 215 bambini, mai restituiti alle famiglie, in una fossa comune vicino l’ex scuola residenziale indiana Kamioops, nella Columbia britannica, portò il caso all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, suscitando un’ondata d’indignazione. Ulteriori, successivi, macabri ritrovamenti non hanno fatto altro che accrescere lo sdegno e le critiche alla Chiesa.
Per la verità, prima Giovanni Paolo II, quando si recò di persona in Canada, e poi Benedetto XVI, ricevendo in Vaticano una delegazione di nativi, chiesero perdono per quanto successo. Tuttavia le indagini per acclarare la portata del genocidio sono andate avanti nel corso degli anni e nel 2015 una commissione nazionale raccomandò a Francesco di volare nel Paese per chiedere scusa. Ciò che il Papa promette di fare in questo viaggio, completamente incentrato sulla tragedia dell’assimilazione culturale forzata degli indigini. Tema in generale caro a Bergoglio che sette anni fa in Bolivia manifestò la sua vergogna per il ruolo assunto dalla Chiesa durante la conquista coloniale delle Americhe a discapito degli indios, della loro storia e cultura. "È un momento storico importante per i sopravvissuti del sistema scolastico residenziale e del danno causato dalla Chiesa cattolica - è il commento alla vigilia del viaggio papale dei capi delle comunità indigene First Nations,Ermineskin Cree Nation, Louis Bull Tribe e Sioux Nation - Siamo stati colpiti tutti da questo sistema, direttamente o indirettamente. Queste scuse riconoscono quanto abbiamo vissuto e creano un'opportunità per la Chiesa di riparare ai rapporti con i popoli indigeni in tutto il mondo. Non finisce qui: c'è molto da fare. È un inizio". Un primo passo anche nell’ottica di una restituzione di centinaia di cimeli che sono stati sottratti nei decenni ai nativi. Fra questi anche un antico kayak considerato quasi un anno reliquia.
Bergoglio incontrerà le popolazioni indigene canadesi lunedì a Maskwacis e a Edmonton, quindi il 27 e il 29 sempre a Quebec e a Igaluit. Terrà i suoi discorsi non in inglese, né in francese, per rispetto dei nativi, ma in spagnolo, sua lingua madre. Il viaggio sarà un modo per ricambiare la visita fattagli nei mesi scorsi da alcuni sopravvissuti agli orrori delle scuole residenziali cattoliche. Solo nel 1996 è stato chiuso l’ultimo istituto residenziale cattolico.