Roma, 14 febbraio 2025 – Le foto che campeggiano nelle prime pagine dei quotidiani a proposito della trattativa che (forse) inizierà sull’Ucraina vedono tre protagonisti. Trump, Putin e Zelensky. Del quarto, l’Unione europea, nessuna traccia o quasi.
Professor Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation, perché la Ue in questa fase appare così marginale?
"Un po’ perché quasi tutti i maggiori governi europei presentano forti debolezze interne, un po’ perché le due grandi superpotenze sono da sempre abituate a risolvere tra di loro le grandi questioni. Pensiamo agli Euromissili. Anche lì l’Europa di allora restò marginale".
![Trump, concordato con Putin inizio negoziati su Ucraina](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZmNjMTY4YzgtNzEwMi00/1/trump-concordato-con-putin-inizio-negoziati-su-ucraina.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
C’è una possibilità per la Ue di rientrare nel gioco nella fase negoziale che potrebbe aprirsi?
"Divisi non si va da nessuna parte, e quindi per prima cosa i big europei, e parlo di Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia dovrebbero trovare una forte intesa tra di loro".
Un direttorio.
"Chiamiamolo come vogliamo, ma la sostanza è quella. Si tratta di individuare una linea comune e di mantenerla. Allora anche gli altri Paesi europei verrebbero dietro, perché convinti e rassicurati".
Per fare cosa?
"Il vero punto è quello. Cosa vogliono fare?".
Quale è la prima cosa da fare?
"Per prima cosa occorre individuare un punto di equilibrio tra una cessazione delle ostilità, che prima o poi doveva avvenire, e l’affermazione del principio secondo cui il diritto internazionale va comunque salvaguardato. Altrimenti, se passa l’idea che chiunque può attaccare chiunque, finisce tutto".
L’Europa chiede di entrare in gioco. Basta questo?
"No, chiedere per chiedere è una posizione negoziale sempre perdente. Bisogna saper scendere nel concreto. Parliamo ad esempio di ricostruzione".
Parliamone.
"Ecco. Ricostruire che cosa? A che condizioni? Che guadagni ne possiamo trarre? L’importante è non dare una disponibilità a prescindere".
Ma nella partita del dopo guerra, la Ue si può permettere di restare a guardare?
"Non possiamo fare o promettere cose per solo rientrare in un tavolo quando poi queste cose rischiano di indebolire la deterrenza atlantica".
La coperta corta.
"Se la Ue concede garanzie di sicurezza all’Ucraina crea una divisione all’interno della Nato, perché la Nato non agisce verso Paesi partner come l’Ucraina, ma protegge e difende i Paesi membri".
Si parla di una forza militare Onu a cui i Paesi europei potrebbero dare sostanziosi contributi.
"Bene, allora vediamola questa forza. Con quale mandato, quante forze richiede e da chi sarebbe composta. L’importante è che non coinvolga la sicurezza della Nato. Non vorrei che molti facciano i conti senza l’oste".
L’oste sono gli americani?
"L’oste è la sicurezza euro-atlantica nella Nato. Se noi surroghiamo gli americani senza rimanere nel quadro Nato indeboliamo anche quello che d’interessante c’è per gli americani".
L’ha sorpreso questo attivismo di Trump?
"Lui ha una certa idea della presenza Usa nel mondo e vuol tagliare tutti i rami secchi che non riguardano direttamente gli interessi americani".
Ma secondo lei è una trattativa vera o siamo alla pretattica? Qualcuno dice che Putin voglia solo guadagnare tempo.
"Credo che i segnali per una trattativa vera ci siano. Le due forze sono provate ed hanno ambedue subito perdite umane molto ingenti. Anche la Russia".
Con una amministrazione democratica sarebbe cambiato molto?
"Trump ha un linguaggio più diretto ed un approccio da businessman che la Harris non avrebbe avuto. Ma la sostanza sarebbe probabilmente rimasta la stessa. Gli Usa vogliono tirarsi fuori dalle grane europee per concentrarsi sul Pacifico, che per loro è vitale. Ricordiamoci che cosa accadde nella Seconda guerra mondiale: entrarono solo quando vi furono trascinati, ed entrarono per un attacco nel Pacifico".