Un tunnel di Gaza. Improvvisamente si sentono brevi urla, e si intravede la silhouette di una immagine femminile. Poi ritorna il buio, accompagnato dai vagiti di un bebè. È un video di 17 secondi, prodotto dalle famiglie degli ostaggi a Gaza, diffuso ieri sul web (la televisione non ha accettato di mandarlo in onda) per avvertire gli israeliani che dopo 10 mesi di prigionia è certamente possibile che una parte delle prigioniere sia rimasta incinta dei miliziani di Hamas, o anche che abbia partorito. "Queste urla – hanno affermato i membri della organizzazione – non sono solo nella nostra testa, si sentono invece in profondità nei tunnel di Gaza".
Sono giornate di disperazione nera per i congiunti dei 107 ostaggi (almeno la metà ritenuti ancora in vita), fra cui si ha notizia di 12 donne. Fra di esse ci sono cinque soldatesse di 20 anni – Agam, Daniela, Liri, Naama, Karina – ferite e catturate nella loro base nel kibbutz Nahal Oz e portate allora a forza a Gaza City, nel vicino rione di Sajaya. Giovedì un gruppo di familiari di ostaggi ha cercato di entrare con la forza nella Striscia "per andare a riprenderli". Fermati a stento dall’esercito, hanno dato fiato ai loro megafoni nella speranza che almeno la loro voce giungesse sotto terra: "Daniela, mi senti? Sono la mamma. Sono venuta a prenderti". "Netanyahu sei un assassino. Sei un leader cinico e crudele. Sei il Signor Morte. Stai compiendo crimini contro il tuo popolo e contro il sionismo".
Nell’ormai consueta manifestazione di fronte ai cancelli del ministero della difesa la indomabile Einav Zangauker, madre di uno degli ostaggi, era ieri fuori di sé. Dai media aveva infatti appreso che nella seduta del gabinetto di difesa tenuta nella notte fra giovedì e venerdì otto ministri su dieci avevano votato per una risoluzione, avanzata a sorpresa da Netanyahu, secondo cui l’esercito deve mantenere ad oltranza il controllo sull’Asse Filadelfia, ossia sul confine fra Egitto e Gaza. Di fatto, la fine dei negoziati sulla tregua. A sfidare Netanyahu è stato solo il ministro della difesa Yoav Gallant che – come i vertici dell’esercito, come il Mossad e lo Shin Bet, e come anche Joe Biden e la amministrazione Usa – ritiene invece che la presenza fisica dei soldati potrebbe essere sostituita da accorgimenti tecnici. Quel voto affrettato, ha avvertito Gallant secondo i media, "rischia di significare una condanna a morte per gli ostaggi". Uno dei congiunti si è scagliato contro il governo: "Avete trasformato l’Asse Filadelfia – ha affermato – in una fossa comune per loro".
In diverse occasioni Netanyahu ha fatto comprendere di non avere residua fiducia in Gallant, e che i suoi giorni sono contati. Tuttavia le manovre politiche devono per il momento aspettare perché – dopo aver intercettato un attacco missilistico in grande stile degli Hezbollah – l’esercito è impegnato in una vasta operazione anti-terrorismo in alcuni campi profughi della ribollente Cisgiordania. Venti battaglioni israeliani cercano da giorni di neutralizzare le fazioni armate di Hamas e della Jihad islamica, di disinnescare decine di ordigni disseminati nelle strade e di localizzare i nascondigli di armi. Ieri non lontano da Betlemme sono esplose due autobombe: una in una stazione di benzina, l’altra all’interno di un insediamento ebraico. Poteva essere una strage. Ma gli ordigni erano difettosi, e gli autori degli attacchi sono rimasti uccisi. L’esercito si sta concentrando principalmente sulla zona di Jenin. In quattro giorni di operazioni, ha detto il portavoce, almeno 30 uomini armati sono stati uccisi e altri 30 ricercati sono stati arrestati.