Roma, 10 ottobre 2023 – Israele lo ha giurato: la guerra è iniziata male, ma per Hamas finirà peggio. Parole minacciose, che però non sembrano spaventare l’organizzazione terroristica. Di mezzo, c’è la vita di 130 persone, che il gruppo vicino ai Fratelli Musulmani minaccia di uccidere. Hamas minaccia di uccidere "pubblicamente", filmando le esecuzioni, gli ostaggi civili israeliani se Gerusalemme continuerà i bombardamenti sulla Striscia di Gaza: "Giustizieremo un ostaggio per ogni bomba che cade senza preavviso sulle case dei nostri civili". Gli ostaggi sono soprattutto i giovani rapiti al rave Supernova, dove sono state uccise oltre 260 persone. Fra queste ci sarebbero anche numerose donne con i loro figli. Non solo. Fra i sequestrati ci sarebbero anche dozzine di soldati. Un’umiliazione che brucia in quello che viene considerato il secondo esercito del mondo per la preparazione dei suoi militari e che ha fatto venire a mancare nella popolazione quel senso di sicurezza, pur in un Paese costantemente sotto minaccia.
Il caos è totale. Gli appelli alle televisioni sono strazianti. Molti non sanno ancora se i propri figli siano morti o siano stati rapiti e si sta facendo strada il dubbio terribile che i loro cari non faranno mai più ritorno a casa. Le notizie che arrivano sugli ostaggi sono poche e confuse. Non si tratterebbe solo di israeliani. Fra i sequestrati ci sarebbero persone di altre nazionalità, che si trovavano nel Paese per lavoro. Non lontano dalla Striscia di Gaza, infatti, si trovano alcuni kibbutz molto importanti. Alcuni potrebbero essere americani, ma non sono ancora pervenute conferme a riguardo. Certa invece la presenza di due messicani e un brasiliano. In questo momento sarebbero divisi in gruppi e si troverebbero in punti diversi della Striscia, che è lunga una quarantina di chilometri e profonda al massimo 15 e dove vivono oltre due milioni di persone.
Secondo molti analisti, riportarli tutti a casa è praticamente impossibile, a meno che la loro liberazione non sia spontanea e frutto di una mediazione. Sulla superficie della Striscia vivono oltre due milioni di persone. Si tratta di una delle aree più densamente popolate al mondo. Riuscire a portare in salvo gli ostaggi sequestrati senza uno spargimento di sangue non è un’ipotesi praticabile. Problema nel problema, si tratta di un territorio su cui Israele non ha più il controllo dal 2005. Si tratterebbe di una penetrazione alla cieca.
Senza contare che parte degli ostaggi potrebbe trovarsi in tunnel sotterranei di cui si ignora l’esistenza. Persino il tenente colonnello tenente Jonathan Conricus, portavoce delle forze di difesa israeliane (Idf), ha dovuto ammettere che si tratta di una situazione senza precedenti, perché non era mai capitato che un numero così elevato di persone finisse in mani nemiche. Si può solo sperare in una mediazione che si concluda con successo. Ma anche qui la strada è tutta in salita. Israele si prepara a colpire la Striscia con violenza. Ogni colpo potrebbe determinare la morte di alcuni degli ostaggi. Più Gaza City viene colpita, meno probabilità ci sono che le attività di mediazione portate avanti da Egitto, Stati Uniti e Francia abbiano successo.
Ma questa strategia a Israele potrebbe costare veramente cara. Ai tempi del soldato Gilad Shalit, rilasciato dopo 5 anni, furono liberati oltre 1.000 palestinesi. Il prezzo per 130 ostaggi potrebbe essere così alto da diventare insostenibile.