Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ESTERI

“Avvolgiamo i neonati nella carta d’alluminio per salvarli”. Il tentativo disperato dei medici nell’ospedale al-Shifa a Gaza

La testimonianza del direttore alla CNN: i prematuri fuori dalle incubatrici rimaste senza elettricità. “Non c’è più acqua, né latte per loro. Diversi sono morti”. Terapie intensive e sale operatorie fuori uso. E sono ancora centinaia i pazienti all’interno, migliaia gli sfollati

New York, 13 novembre 2023 – La situazione nell’ospedale di al Shifa, il più grande di Gaza, è descritta come “catastrofica” da chi ci lavora. "Non c’è più acqua, né cibo, né latte per bambini”, racconta il direttore Muhammad Abu Salmiya, intervistato oggi dalla CNN. Chi rischia di più sono i neonati, che il personale ha dovuto estrarre dalle incubatrici, non più funzionanti per mancanza di energia elettrica. I bimbi nati prima del termine soffrono più degli altri l’ipotermia. Così i medici fanno l’impossibile per tenerli al caldo. “Li avvolgiamo in carta di alluminio, e lì mettiamo accanto a contenitori di acqua riscaldata”. Un tentativo disperato che evidentemente non basta. Secondo il ministero della Salute di Hamas sarebbero 7 i neonati prematuri e 27 i pazienti adulti morti a causa del collasso delle terapie intensive e delle sale operatorie non più attive. Muhammad Abu Salmiya conferma il decesso di “diversi bambini”.  E anche l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) fa sapere che "il numero di pazienti morti è aumentato in modo significativo”, dopo che la struttura è rimasta senz’acqua ed elettricità.  

Un corridoio dell'ospedale di Al Shifa a Gaza City in una foto scattata il 10 novembre 2023 (Ansa)
Un corridoio dell'ospedale di Al Shifa a Gaza City in una foto scattata il 10 novembre 2023 (Ansa)

Il direttore fa sapere anche di aver chiesto a Israele 600 litri di carburante per far funzionare i suoi generatori, ma l'esercito di Tel Aviv non avrebbe ancora risposto. Ieri il governo Netanyahu aveva messo a disposizione 300 litri di carburante per l'ospedale, ma il personale ha troppa paura per uscire dalla struttura e andarlo a prendere. E in ogni caso  “i 300 litri di carburante offerti sono sufficienti appena per far funzionare l'ospedale per 30 minuti''. 

Israele: nessun assedio, tutto funziona nell’ospedale

Israele sostiene che sotto l'ospedale ci sarebbe un centro di comando di Hamas e ora circonda con le truppe di terra la struttura. Il presidente israeliano Isaac Herzog nega che ci sia un assedio in corso e afferma invece che dentro “tutto funziona”. 

“I carri armati sono davanti all'ospedale –  spiega il dottor Ahmed al-Mokhallalati, citato dal Guardian –. È una zona totalmente civile. Solo strutture ospedaliere, pazienti ospedalieri, medici e altri civili ricoverati in ospedale. Qualcuno dovrebbe fermarli. Hanno bombardato i serbatoi (dell'acqua), hanno bombardato i pozzi d'acqua, hanno bombardato anche la pompa dell'ossigeno. Hanno bombardato tutto nell'ospedale. Quindi difficilmente sopravvivremo. Diciamo a tutti che l'ospedale non è più un luogo sicuro per curare i pazienti. Stiamo danneggiando i pazienti trattenendoli qui”.

Ad al Shifa ci sarebbero ancora più di 3.500 persone, circa 650 pazienti, 500 operatori sanitari e 2.500 sfollati

Il reporter: “Le persone bevono l’acqua dalle tubature”

La CNN ha parlato con un giornalista freelance all'interno di Al-Shifa che ha descritto “dozzine di corpi ancora da seppellire, ambulanze che non sono state in grado di raccogliere i feriti e sistemi di supporto vitale senza elettricità per funzionare. I medici lavorano a lume di candela, il cibo è razionato e le persone all'interno bevono l'acqua delle tubature”. Il corrispondente di Al Arabiya, Khader al Zaanoun, che si trova all'interno dell'ospedale, riferisce che “la comunicazione è pessima ed è quasi impossibile per noi riferire cosa sta succedendo nell'ospedale e nei suoi cortili, abbiamo a malapena linee cellulari ma niente internet”. 

L’OMS: “Il mondo non può stare in silenzio”

Continua ad alzare la voce, con pochi risultati, l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Il mondo non può restare in silenzio mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, si trasformano in scenari di morte, devastazione e disperazione. Cessate il fuoco. Ora”, scrive in un post su X (ex Twitter) il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che fa riferimento anche a un altro importante ospedale della Striscia di Gaza, Al Quds, anch’esso fuori funzione. Israele afferma di consentire ai civili di lasciare l'ospedale in sicurezza seguendo un corridoio verso est fuori dal complesso. Ma mentre c’è gente che lascia la struttura, altri vi cercano di continuo soccorso e riparo.