Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Russia, orsi polari affamati dal cambiamento climatico assediano villaggio artico

La riduzione delle piattaforme di ghiacci che usano per cacciare le foche costringe i plantigradi a rivolgersi agli insediamenti umani delle isole della Novaya Zemlya in cerca di rifiuti, animali domestici e qualsiasi altro cibo. Seminando il panico

Roma, 11 febbraio 2019 - Privati a causa del cambiamento climatico dell’accesso alle piattaforme di ghiaccio galleggiante dalle quali cacciano le foche, gli orsi polari della Novaya Zemlya – remoto arcipelago russo che si estende oltre il circolo polare artico – si rivolgono agli insediamenti umani per cercare cibo. La massiccia invasione di orsi polari sta seminando il panico nel gelido 'capoluogo' della Novaya Zemlya, Belushya Guba, 1.970 abitanti. Le autorità sono state costrette a introdurre lo stato di emergenza poiché ben 52 orsi hanno fatto irruzione nel villaggio. Lo stato di allerta continua dallo scorso dicembre ma questa è la prima volta che gli animali si presentano in un branco così numeroso. "Io sono qui dal 1983 ma non ho mai visto una cosa del genere", ha raccontato il capo dell’amministrazione di Novaya Zemlya, Zhigansha Musin. "La gente - ha aggiunto - ha paura di lasciare le case e teme a mandare i loro figli a scuola e all’asilo".

"La ragione della massiccia invasione degli orsi polari nei villaggi dell’arcipelago di Novaya Zemlya – osserva il Coordinatore della Biodiversità Artica del WWF-Russia, Mikhail Stishov – è stata la riduzione della superficie di ghiaccio marino, unita all’atteggiamento disattento della gente verso lo smaltimento dei rifiuti".  "Tutti – prosegue Stishov – sapevano che questo sarebbe potuto accadere. Ora ci sono più orsi sulle rive a causa della mancanza di ghiaccio per lunghi periodi. Restando sulla terraferma dove sono attratti dalle abitazioni umane, soprattutto se il sistema di smaltimento dei rifiuti non è ben organizzato”. "Rispetto agli anni precedenti - osserva Ilya Mordvintsev, ricercatore del  Severtsev Institute of Ecology -  arrivano a terra nella parte meridionale dell'arcipelago, perché il ghiaccio si sta ritirando dalla costa. Da lì migrano verso Nord, dove il ghiaccio è solido. Si tratta di una migrazione da Sud a Nord, ma rimangono a Belyusha Guba perché lì c'è del cibo alternativo. Avrebbero potuto andare oltre, ma siccome ci sono bidoni con i rifiuti commestibili, si fermano".

Per ora le autorità dell'arcipelago hanno istallato reti metalliche a protezione delle abitazioni e cercano di allontanare gli orsi dalle case organizzando pattuglie di guardia con cani. Ma le misure adottate sino ad ora non hanno sortito risultati, secondo un comunicato ufficiale che ipotizza "l’abbattimento degli animali se questo risulterà l'unica misura che possa garantire la sicurezza" degli abitanti. Per ora l'agenzia federale russa incaricata della protezione dell’ambiente ha rifiutato l'autorizzazione per l'abbattimento degli animali più aggressivi, ma ha deciso di inviare una commissione per valutare la situazione. Il mese scorso il ministero della Difesa annunciato che oltre 400 edifici militari di epoca sovietica - nelle isole si svolsero numerosi test nucleari dal 1955 al 1962: 88 nell’atmosfera, 39 sotterranei e 3 sottomarini - sono stati demoliti tra il 2015 e il 2018 perché vi si erano installati degli orsi.

La riduzione dei ghiacci marini artici vista in questi decenni è stata significativa e prosegue senza sosta. Il tasso lineare del declino del ghiaccio marino per gennaio è stato di 46.700 chilometri quadrati  all'anno, o 3,2 per cento per decennio rispetto alla media 1981-2010. "L'estensione del ghiaccio marino artico a gennaio - informa il National snow and ice data center - è stata in media di 13,56 milioni di chilometri quadrati . Questo è stato di 860.000 chilometri quadrati  al di sotto della misura media a lungo termine 1981-2010 del ghiaccio marino, e 500.000 chilometri quadrati (193.000 miglia quadrate) al di sopra del minimo storico per il mese di gennaio 2018. Gennaio 2019 è stato il sesto più basso come copertura di gennaio dal 1979.