"Stimiamo che a Gaza ci siano oggi 19 mila tra orfani e minori non accompagnati. Ma non guardatela come una statistica, sono casi umani, storie drammatiche di bambini troppo piccoli anche per dire il loro nome, o di bambini che hanno visto morire i loro genitori, i loro fratelli e sorelle e che sono stati estratti vivi, spesso feriti, dalle macerie. Ma che anche da vivi porteranno con loro un trauma che segnerà per sempre la loro esistenza".
Jonathan Crickx, belga, è uno dei funzionari di Unicef Palestina, e parla da Rafah. E ne ha viste di vicende drammatiche. "Mi ha colpito la storia di una ragazza undicenne di nome Hazan – racconta –. Era a Gaza City quando gli israeliani hanno bombardato la casa di suo zio, dove aveva trovato rifugio la sua famiglia. Le bombe hanno fatte una strage. Suo padre e sua madre sono stati uccisi, così come le due sorelle e il fratellino. E non basta, perché lei è stata ferita così gravemente nel crollo della casa, che la sua gamba sinistra era messa così male che si è infettata ed è stato necessario amputarla. Quando mi ha incontrato parlava a fatica di cosa era capitato alla sua famiglia e poi mi ha detto due cose. La prima è che ogni volta che vede la sua gamba pensa al bombardamento e alla famiglia che non ha più. E la seconda cosa che mi ha detto è “voglio davvero ma davvero una nuova gamba“. E mentre me lo diceva è scoppiata a piangere e così anche io, e ci siamo abbracciati e abbiamo pianto per un quarto d’ora. Il mio cuore è restato con lei, che non ha più famiglia, se non quella allargata. Ma la sua vita non sarà mai più la stessa".
Storie chiamano storie, il blocco degli appunti di Jonathan racconta episodi su episodi. "Ho ancora negli occhi – ricorda – la vicenda di due bambini di al Burej, nel centro della Striscia, un maschio di sei anni e una bimba di 4, trovati nelle macerie. Erano due cuginetti. Il più grande aveva perso tutta la famiglia escluso il padre, che era rimasto seriamente ferito. La bimba invece aveva perso tutti, ma proprio tutti i membri della famiglia. Non aveva più nessuno se non il cuginetto. Erano entrambi mentalmente distrutti. In particolare la bambina: aveva crisi di panico, non dormiva se non quando crollava dopo qualche giorno di veglia, mangiava poco, aveva il terrore di essere lasciata sola e chiedeva sempre della sua mamma. Come loro, migliaia e migliaia".
I bambini uccisi a Gaza sono stimati in oltre 11.000-11.500 e quelli feriti in oltre 20-25 mila. Ma tutti soffrono di stress da guerra e altre patologie psicologiche. "Prima dell’inizio del conflitto – osserva Crickx – stimavamo che nella Striscia, a causa delle guerre precedenti , ci fossero mezzo milione di minori che avevano bisogno di supporto psicologico e psico-sociale. Adesso praticamente tutti i bambini ne hanno bisogno".
"Quella di Gaza è una popolazione che sta morendo di fame. Questa è una popolazione che è spinta sull’orlo del baratro", ha denunciato il direttore del programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, Michael Ryan, dopo che i principali Paesi donatori hanno annunciato la sospensione dei loro aiuti all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). L’Onu rincara la dose: "è distrutta metà degli edifici, la Striscia è ormai inabitabile". E a pagare il prezzo più alto sono i bambini.