Giovedì 14 Novembre 2024
ROBERTO GIARDINA
Esteri

Ora anche l’Europa vuole un muro. "Stop ai migranti dalla Bielorussia"

Lukashenko usa i profughi come arma di pressione. La commissaria Ue: "Dobbiamo proteggerci". Il confine a rischio è quello con la Lituania dove sta per sorgere una cortina di filo spinato di 600 chilometri

Biden ha cancellato il progetto del muro con il Messico accelerato da Trump

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Un nuovo muro sta per sorgere in Europa, tra Lituania e Bielorussia, un’invalicabile cortina di filo spinato lunga circa 600 chilometri. Quattro volte il "muro" di Berlino, 156 chilometri e 400 metri, che divideva la metropoli, una striscia di cemento tortuosa tra vie e palazzi, e un’altra barriera, un arco che separava il settore occidentale dalla Ddr. Tra dieci giorni, il 13 agosto, avrebbe compiuto 60 anni. Nell’estate del 1961 sorprese il mondo in vacanza, la gente normale e i grandi capi. Si teme l’inizio di una nuova guerra, ma nessuno volle reagire. Il muro difendeva lo status quo, era una mossa difensiva. Sarebbe dovuto durare un secolo, si aprì dopo 28 anni e qualche mese, il 9 novembre ’89. E il mondo ancora una volta si ingannò. Era la fine della divisione, della guerra fredda, l’inizio di un’éra di pace. Abbiamo avuto altri conflitti, alcuni molto vicini, in Siria, in Libia, o in Irak e Afghanistan. Ovunque sorgono altri muri. Non sempre chi li alza è l’aggressore.

La ministra dell’Interno della Lituania, Agne Bilotaite, dichiara: "La nostra cortina di filo spinato è il primo passo, poi alzeremo il muro lungo il confine con la Bielorussia. Siamo aggrediti, e ci difendiamo". Il colpevole è Lukashenko, il dittatore di Minsk. Usa i fuggiaschi come aggressori, copiando il turco Erdogan, per porre sotto ricatto la Lituania e la Ue. Solo in luglio hanno passato il confine in duemila, profughi dell’Irak, dell’Afghanistan, della Siria, in tutto il 2020 erano stati 81. Compiono una lunga diversione per la fuga. È la rappresaglia di Lukaschenko per le sanzioni contro di lui, imposte dall’Occidente.

La commissaria Ue per gli affari interni, la svedese Ylva Johansson, 57 anni, denuncia da Vilnius: "È un’aggressione, e non è accettabile, non possiamo ignorarla. Non è una crisi provocata dai fuggiaschi. È un attacco di Lukashenko". Insomma, una situazione così seria che agli occhi della responsabile europea giustifica persino la "necessità di barriere fisiche per evitare gli ingressi" dei richiedenti asilo. I profughi rischiano di destabilizzare la Lituania, poco meno di 2,8 milioni di abitanti.

Da 47 anni un muro divide Cipro, tra greci e turchi. Un muro sorge a Gaza, ancora una volta difensivo, per proteggere Israele dai terroristi istigati da Hamas, a loro volta manipolati e usati per atti suicidi. In fondo è un muro d’acqua quello che divide la Tunisia da Lampedusa, 35 miglia, circa 65 chilometri. Per molti, una tomba d’acqua. Trump non ha fatto in tempo a terminare il muro per bloccare i fuggiaschi che giungono dal Sud America attraverso il Messico. Ma il successore Biden non lo butta giù. E non fu un’idea di Donald.

Lo iniziò a costruire il democratico Bill Clinton nel 1995. Muri tra ricchi e poveri, tra un inferno e un paradiso che si trova sempre dall’altra parte. Come oltre 30 anni fa, tra la rossa Ddr e l’opulente Germania Ovest. Oggi a Berlino, non è facile ricordare esattamente dove passasse la cortina di cemento. I giovani berlinesi e i turisti si chiedono: ma come fu possibile? Minsk non è lontana, appena 1100 chilometri, da Milano a Palermo sono 1500. I muri di oggi non li vediamo, ma ci riguardano.