New York, 28 settembre 2024. Nuovo ordine. È questo il nome che Israele ha dato all’operazione segreta che venerdì ha portato all’eliminazione di Hassan Narsrallah, il leader di Hezbollah. I dettagli sulla pianificazione del massiccio bombardamento sulla periferia di Beirut, dove si nascondeva il segretario generale del partito di Dio, stanno iniziando lentamente a emergere.
Cosa sappiamo
Secondo il New York Times, i leader israeliani erano a conoscenza degli spostamenti di Nasrallah da mesi. Il via libera ai caccia è stato dato la scorsa settimana: tre alti funzionari di Tel Aviv hanno spiegato al quotidiano Usa che la finestra per colpire si stava per chiudere rapidamente, visto che Nasrallah molto probabilmente si sarebbe presto spostato in un’altra località.
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L’incontro segreto
Il leader di Hezbollah, secondo quanto scoperto dagli 007 israeliani, aveva convocato per venerdì una riunione con lo stato maggiore del partito di Dio in un bunker sotterraneo a sud di Beirut.
L’intelligence ha seguito in diretta gli spostamenti di Nasrallah. Quando è entrato nella struttura ha chiesto il via libera al governo israeliano per colpire. L'ok di Benjamin Netanyahu è arrivato direttamente da New York, dove il premier israeliano aveva appena bruscamente concluso il suo intervento all’Onu. Un semaforo verde dettato non solo da condizioni tattiche, ma anche da opportunità politiche: la località era nota da mesi e Tel Aviv aveva più volte deciso di non premere il bottone, nonostante Nasrallah fosse stato segnalato nel bunker.
L’offensiva
Due funzionari israeliani hanno riferito al New York Times che più di 80 bombe, di cui non stato specificato peso e modello, sono state sganciate venerdì nell'arco di pochi minuti per uccidere il leader di Hezbollah, la cui morte è stata confermata oggi anche dal partito di Dio.
La tempistica
L'operazione Nuovo ordine era stata pianificata nei dettagli già all'inizio della settimana, mentre i leader politici israeliani discutevano con i loro omologhi americani della possibilità di un cessate il fuoco in Libano, ma prima che Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, lasciasse il Paese per tenere un discorso alle Nazioni Unite.