Sabato 27 Luglio 2024

Haiti sotto choc: indagata la moglie dell’ex presidente. “Un complotto per uccidere il marito”

Le autorità giudiziarie locali sostengono che dietro l’omicidio di Jovanel Moïse nel 2021 ci fosse un piano organizzato dalla first lady e dal premier uscente Claude Joseph

Martine Moïse e il marito (Instagram)

Martine Moïse e il marito (Instagram)

Port-au-Prince, 20 febbraio 2024 – Una svolta da film nelle indagini relative all’omicidio del presidente di Haiti Jovanel Moïse, avvenuto il 7 luglio 2021 nella residenza ufficiale di Pétition-Ville: secondo gli inquirenti, tra chi ha architettato il blitz ci sarebbe stata anche la first lady, la moglie Martine Moïse. La donna avrebbe complottato con il primo ministro uscente Claude Joseph per far sì che fosse lei stessa a salire alla carica presidenziale dopo la morte del marito. 

Intorno alle 4 del mattino del 7 luglio, un commando armato di haitiani-statunitensi e colombiani – tra cui anche esponenti dell’esercito della Colombia – aveva fatto irruzione nel palazzo presidenziale, sparando una raffica di colpi al presidente Moïse, per un totale di 12 proiettili tra testa, addome, costato e fianchi. Anche la first lady Martine era stata colpita, ma era riuscita a salvarsi dopo una serie di interventi e cure tempestive tra Haiti e gli Stati Uniti. Incolume invece la figlia della coppia, Jomarlie, che si era nascosta in una stanza. Appena due giorni prima dell’assassinio, Moïse aveva espresso l’intenzione di nominare un nuovo primo ministro, Ariel Henry, che sarebbe succeduto a Claude Joseph, detentore della carica ad interim da aprile.

La costituzione di Haiti indica che a sostituire il presidente sarebbe dovuto essere il capo della corte di cassazione, una carica a quel momento vacante. Ad assumere il potere è stato quindi Joseph. Solo dopo le pressioni di Unione Europea, Francia, Germania, Spagna e Brasile il premier ha passato i suoi poteri ad Henry.

Stando a Reuters, a quasi tre anni dagli eventi, un rapporto di 122 pagine del giudice Walther Wesser Voltaire descrive la cospirazione tra Martine Moïse e Claude Joseph, per portare la donna al potere. Il New York Times riporta che la principale prova apportata dal tribunale sarebbero le dichiarazioni rilasciate dai due, che sarebbero contraddittorie rispetto a quelle presentate da altri testimoni. Il giudice ha dunque richiesto l’arresto e l'immediato processo nei confronti dei due. L’ex premier – attualmente a capo dell’opposizione – punta però il dito contro Henry, tutt’oggi presidente ad interim, che a suo avviso starebbe “armando il sistema giudiziario” per attuare un “classico colpo di Stato”. La signora Moïse non ha ancora commentato la questione. 

Jovanel Moïse era stato eletto presidente del 2016, con il 56% dei voti. Già nel 2015 aveva tentato una candidatura, con la quale aveva guadagnato il 33% dei suffragi al primo turno, lanciandosi verso una vittoria al ballottaggio; tuttavia dopo il ricorso del secondo classificato i risultati erano stati annullati. Nel suo mandato si era impegnato per la ripresa dell’economia e la lotta alle bande criminali che tengono sotto scacco Haiti da anni, ponendo nel mirino anche i principali trafficanti di droga del Paese. I media statunitensi non escludono che la vera matrice dell’assassinio sia da ritrovarsi in tali gruppi, piuttosto che in un complotto tra moglie e premier. Un altro processo sul caso, tenutosi a Miami, ha visto 11 persone proclamarsi colpevoli di aver assoldato dei mercenari colombiani per rapire Moïse, piano che si sarebbe poi tramutato in un omicidio. 

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