
Donald Trump (78 anni) alza il pugno mentre scende dall’Air Force One all’aeroporto. di Palm Beach
Era solo uno scherzo? Una burla tariffaria per amici (suoi) e nemici (degli Stati Uniti)? Ecco il nuovo dietrofront: Donald Trump salva smarthpone, chip e Pc dall’incubo dei dazi reciproci. E subito un oceanico brindisi unisce le due sponde del Pacifico: quella asiatica, dove la tecnologia è assemblata, e quella americana, dove il prodotto asiatico (magari con marchio statunitense) diventa acquisto quotidiano. Tutti felici: in Cina, come nei quartieri generali di Apple, Nvidia e le altre quotate al Nasdaq. Dopo la corsa compulsiva agli acquisti nel timore di rincaro dei listini, ora a festeggiare sono soprattutto i consumatori. Perché da una stima di Contropoint Research, società di monitoraggio delle spedizioni globali, Apple aveva appena sei settimane di autonomia nelle scorte. E a inizio giugno, se non prima, la casa di Cupertino (così come il resto del mondo tech) avrebbe dovuto o abbassare i margini (con immediata ricaduta sulle performance azionarie) o aumentare drasticamente i prezzi (non meno di 200 dollari ad Iphone) per recuperare gli effetti dei superdazi contro Pechino & Co. Un aumento che per il pubblico avrebbe portato la firma di Trump, e solo la sua: è quindi perfettamente logica, dopo giorni di follia, l’ennesima retromarcia.
La pax commerciale con la Cina, tassata per tutto il resto al 145%, rimane lontana. "Sono sempre andato d’accordo con Xi, è un leader intelligente", si carica il tycoon. L’elenco dei prodotti esclusi dai superdazi comprende smartphone; Pc; lettori ottici o magnetici; macchine per la trascrizione di informazioni in forma codificata e la loro elaborazione; apparecchi per la produzione di dispositivi a semiconduttore o circuiti integrati; lampade portatili con fonte di energia propria; dispositivi per ricezione e trasmissione vocale; dispositivi di memorizzazione; dischi e nastri; monitor; diodi, transistor, semiconduttori fotosensibili; celle fotovoltaiche.
Trump resta sotto pressione per le accuse di insider trading mosse dall’opposizione democratica per il pubblico invito a comprare azioni a poche ore dal dietrofront tariffario che lui era l’unico a poter decidere. Il video in cui si congratula con alcuni guru di Wall Street per i guadagni esponenziali è un unicum. E così, nonostante il dollaro ai minimi sull’euro, continua a spargere ottimismo: "Siamo la valuta preferita. Lo saremo sempre", proclama dall’Air Force One prima di superare il check up sanitario annuale e un "test cognitivo con tutte le risposte esatte" (si vanta).
Gli esperti però restano vigili: "La politica caotica di Trump mette a rischio la posizione del dollaro come valuta rifugio", osserva Bert Flossbach dell’omonimo marchio tedesco di asset management. "Eccezionalismo americano" a rischio anche secondo Bob Michele, cfo di JP Morgan. Preoccupano soprattutto gli improvvisi sbandamenti dei Treasury. Con bond per 2mila miliardi di dollari da rinnovare solo quest’anno, a fronte di 29mila miliardi di indebitamento complessivo, il mercato sta inviando a Trump un messaggio molto chiaro: non tollererà altri colpi di testa.