Martedì 19 Novembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Nuovo capo della Nato. Si ritira il romeno Iohannis. È Rutte il dopo Stoltenberg

Il leader olandese Mark Rutte diventerà il nuovo segretario generale della Nato, dopo una lunga carriera politica e diplomatica. La sua nomina è stata accolta positivamente per la sua esperienza e capacità negoziale.

Nuovo capo della Nato. Si ritira il romeno Iohannis. È Rutte il dopo Stoltenberg

Nuovo capo della Nato. Si ritira il romeno Iohannis. È Rutte il dopo Stoltenberg

A 57 anni distintamente trascorsi, il leader olandese Mark Rutte è pronto per la sua quarta vita. Sarà il nuovo segretario generale della Nato. Staffetta nordica con il norvegese Jens Stoltenberg. Un esito atteso, maturato ieri dopo la rinuncia del presidente romeno Klaus Iohannis a far valere lo strategico posizionamento geografico con affaccio diretto sul conflitto ucraino. Rutte, da 14 anni primo ministro olandese (tuttora in carica nonostante la sconfitta dello scorso novembre per la difficoltà della destra xenofoba a far sorgere un nuovo governo), ringrazia e passa all’incasso. Una gimkana vincente superando ogni ostacolo: dalle perplessità della Turchia di Erdogan alla riluttanza dell’Ungheria di Orban e della Slovacchia di Fico, antenne di Mosca sul confine più caldo.

L’usuale tira e molla di queste trattative non rompe mai l’elastico saldamente in mano agli Stati Uniti. La pre investitura celebrata lunedì da Stoltenberg, dopo l’ultimo colloquio con il segretario di Stato americano Antony Blinken, anticipa la chiusura del cerchio. La designazione del liberal conservatore Rutte con 32 "sì" risponde a molte ragioni. Solida esperienza (secondo leader Ue più longevo dopo Angela Merkel), grande attitudine al lavoro e allo studio dei dossier, sorprendente capacità di reinventarsi. L’ex ginnasiale con ambizioni musicali al pianoforte, specializzatosi in storia dell’arte e poi laureatosi in storia nel 1992 a Leida, manifesta una solerte vena mercatista partecipando come manager di Unilever a importanti ristrutturazioni. L’abilità nella gestione delle risorse umane è un tratto distintivo del personaggio anche nella parallela carriera politica. Rutte scala per gradi il Vvd e nel 2010 diventa primo ministro. Lo è tuttora, quando da scapolo più morigerato dell’Aja dovrebbe preparare gli scatoloni.

A Bruxelles, quartier generale della Nato, Rutte è di casa. Nome in codice ’Teflon’, perché "ogni attacco gli scorre addosso". Insuperato e forse insuperabile leader dei cosiddetti ’Paesi frugali’ della Ue, è tuttora in pista tra i capi di Stato e di governo che stanno decidendo il nuovo giro di cariche europee. Con il presidente francese Emanuel Macron, rappresenta i liberali di Renew Europe al tavolo con

i centristi del Ppe (il polacco Tusk e al greco Mitsotakis) e i socialisti del Pse (il tedesco Scholz e lo spagnolo Sanchez). Con l’Italia ha una dialettica di lunga data da accigliato censore dei conti, ma conosce le sottigliezze della diplomazia e sa guardare lontano. Come spiegare altrimenti la sua presenza a Tunisi con Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen per il pacchetto da 255 milioni di euro per la gestione dei flussi migratori?

L’insediamento alla Nato è previsto il 2 ottobre, dopo il Consiglio atlantico del 9 luglio a Washington e la consegna all’Ucraina di 80 caccia F16 gentilmente offerti da Norvegia, Belgio, Danimarca, Olanda. Perché Rutte è sì un falco ma anche un negoziatore (attitudine non disprezzabile, con l’aria che tira).