Roma, 30 settembre 2022 - Dottor Valerio Paolini, ricercatore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR, come si è creata la nube di metano ora sopra la Scandinavia ma che già oggi vedrà una parte transitare sull'Europa centrale e sull'Italia? "E’ frutto delle quattro falle nei due gasdotti Nord Stream, falle che hanno riversato in atmosfera la maggior parte del gas contenuto nei tubi. La circolazione atmosferica ha poi concentrato il metano in una sorta di nube, che si sposta secondo i venti e in questi giorni transiterà su mezza Europa. Non ho conferme primarie sullo spostamento della nube verso l’Italia ma sicuramente non c’è nessun rischio: spostandosi verso l’Italia la nube si diluirà ulteriormente".
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La rete Icos del Norwegian Institute for Air Research parla di un aumento in atmosfera del 20% rispetto alle concentrazione normali, quindi fino a 2.350 parti per milione: che significa? Sono concentrazioni pericolose? "Il metano, tanto più a queste concentrazioni, non è un inquinante e non è tossico per la salute umana. E' però molto climalterante, cioè è una molecola che come la Co2 contribuisce a livello globale al cambiamento climatico. E va detto che il metano ha un forte impatto, circa 25 volte più della Co2 nei cento anni, anche se fortunatamente resta in atmosfera per meno tempo".
Dato che il grosse della nube va verso nord, e quindi verso l’Artico, è possibile che il metano crei un impatto negativo sulla coltre di ozono sopra i poli, che ci protegge dai raggi ultravioletti solari? "Si, il metano può in parte contribuire alla degradazione dell’ozono stratosferico".
Un picco di 2.350 ppm è percepibile da un essere umano che vi finisse in mezzo? "No, anche perché sono valori sull’intera colonna d’aria. Oltretutto il metano è inodore, viene addizionato apposta nelle tubature del gas che usiamo nelle nostre case con un composto, il tetraidrotiofene, che lo fa odorare e permette di accorgersi se c’è una fuga di gas. Senza di quello, non la percepiremmo. Chi si trovasse nella “nube“ del Nord Stream oggi sulla Scandinavia non si accorgerebbe di esserci".
Ci saranno effetti sugli ecosistemi? "No, se escludiamo la colonna d’acqua nei pressi delle falle, ovviamente".
Quanto resterà in atmosfera questa 'nube'? "Una volta finito l’afflusso, che pare dovrebbe terminare tra domenica e lunedì, le nubi progressivamente e si disperderanno. In quanti giorni dipende da molte variabili meteo, delle quali non sono in possesso. La domanda va fatta ai servizi meteo".
La nube può incendiarsi ed esplodere? "Localmente, al punto di fuoriuscita, assolutamente sì. Ma non la cosiddetta 'nube'. Non è abbastanza concentrata, non si può incendiare o esplodere".
Quanto 'pesano' climaticamente le 200 mila tonnellate che sarebbero state emesse dal Nord Stream? "Ogni anno globalmente vengono emesse 570 milioni di tonnellate di metano, di cui il 60% causato dall’uomo. Quindi 200 mila tonnellate sono un numero piccolo, ma comunque aggiuntivo alle emissioni globali di metano. L’effetto negativo quindi ci sarà e va a pesare in un contesto ne quale le emissioni di metano sono in crescita da alcuni anni. Ci sono infatti sorgenti naturali come le risaie e le paludi e sorgenti di origine antropogenica, tra le quali pochi sanno che c'è l’allevamento, e poi ci sono il settore dei combustibili fossili, i rifiuti e alcune altre attività industriali. L’apporto di queste fonti di origine umane è in crescita e questa fuga di gas, la più grande mai avvenuta da un metanodotto, non aiuterà di certo".
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