Lunedì 3 Febbraio 2025
ROBERTO BRUNELLI
Esteri

Notre-Dame: Macron, Trump e Zelensky protagonisti della cerimonia a Parigi

Macron, Trump e Zelensky si incontrano a Parigi per la cerimonia di riapertura di Notre-Dame, tra strette di mano e discussioni trilaterali.

Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron e Donald Trump ieri all’Eliseo

Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron e Donald Trump ieri all’Eliseo

La politica globale non si è fermata all’ombra della “nuova” Notre-Dame. Anzi. Uno in cerca di rilancio, l’altro bisognoso di assicurarsi alleanze d’importanza esistenziale, il terzo appena eletto voglioso di ritrovarsi il palcoscenico che gli piace di più, quello in mondovisione: probabilmente chiameranno la riapertura della cattedrale risorta dalle ceneri dopo il devastante incendio di cinque anni fa “la cerimonia dei tre presidenti”, intendendo il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e il capo di Stato di un Paese in guerra, Volodymyr Zelensky.

Il primo ad arrivare a Parigi è stato proprio l’ucraino, seguito qualche ora dopo da Trump: i due si sono visti all’Eliseo per un trilaterale “a sorpresa”, preceduto da una breve colloquio a due fra Macron ed il tycoon americano. Tutto all’insegna di quella che il sito Politico ha chiamato una vera e propria "bromance": abbracci calorosi, vigorose strette di mano, complimenti reciproci. Come previsto, è stato però Zelensky a dare il segno della giornata: in un post su X da Parigi ha definito il trilaterale "proficuo e produttivo", aggiungendo che "il presidente Trump è risoluto, come sempre. Lo ringrazio". E infine: "Vogliamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile. Abbiamo parlato del nostro popolo, della situazione sul campo e di una pace giusta. Abbiamo concordato di continuare a lavorare insieme e di rimanere in contatto. La pace attraverso la forza è possibile". Il convitato di pietra della giornata, Vladimir Putin, è avvisato. Al margine della cena offerta da Macron, Meloni e Trump hanno avuto un vertice bilaterale.

La riunione dei tre comunque non è durata più di mezz’ora: in particolare, Trump e Zelensky si sono stretti la mano a ripetizione, sorridendo, prima di entrare nelle auto blu che li hanno portati a Notre-Dame, il tutto mentre una intensa pioggia sprofondava Parigi in un’atmosfera degna di un romanzo di Simenon.

Insomma, la storia si è fatta qui, ieri. Alla cerimonia in cattedrale – dove erano oltre quaranta i capi di Stato invitati – al suo arrivo Zelensky è stato accolto da una standing ovation. Da parte sua, il tycoon era seduto in prima fila, tra Macron e la première dame Brigitte Macron. E accanto a lei Jill Biden, arrivata a Parigi in rappresentanza del marito, il presidente uscente. Anche Sergio Mattarella stava in prima fila, accanto alla figlia Laura e a Zelensky. Due file più giù, la premier Giorgia Meloni. Tra gli italiani, spiccavano il fondatore della Comunità Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e il presidente di Stellantis, John Elkann. Per la Germania – paese in profonda crisi come la Francia – c’era il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, dalla Polonia è arrivato Andrzej Duda. Grande assente Papa Francesco, mentre il grande “imbucato” della situazione pare essere Elon Musk: l’arrivo a sorpresa del mega-consigliere di Trump era stato annunciato da fonti aeroportuali. Gli osservatori annotano: il patron della Tesla non è mai troppo lontano quando c’è in giro il presidente eletto.

Ma è stato soprattutto il trilaterale Trump-Macron-Zelensky a catturare l’attenzione. Gli analisti annotano che difficilmente Putin avrà visto di buon occhio le strette di mano tra il tycoon e l’ucraino. E certo non è un caso che Zelensky abbia colto l’occasione per incontrare a Parigi la presidente della Georgia Salomé Zourabichvili esprimendo "sostegno e solidarietà al popolo georgiano, che ora difende il proprio futuro nell’Ue". Per quanto riguarda invece la "bromance" Macron-Trump, è sempre Politico a sottolineare che "funzionari Usa e ambienti vicini al presidente eletto vedono Macron in una posizione migliore nel gestire i legami con Trump rispetto ad altri leader della Nato, compresi il tedesco Scholz e il canadese Trudeau". Non solo. Una fonte repubblicana aggiunge che "Macron in questo momento può trarre sollievo dal fatto di non essere Scholz". Arsenico e nuovi merletti all’ombra della rinascita di Notre-Dame.