Roma, 17 aprile 2019 - I misteri di Notre Dame aleggiano tra le ceneri ancora calde, le volte crollate, i frammenti di pietre e legno abbrustolito. Il presidente Emmanuel Macron va alle venti in tv e appellandosi alla grandeur e all’orgoglio della Francia promette solennemente: "Noi siamo un popolo di costruttori, ricostruiremo la cattedrale, la renderemo anche più bella, entro cinque anni". Il fatto che ieri sia stato ritrovato salvo il gallo in rame della guglia incenerita è di buon auspicio, ma la strada è dannatamente in salita. E se anche cinque anni bastassero per riparare i danni del rogo – gli addetti ai lavori parlano di tempi tra dieci e quindici anni – è da vedere se saranno sufficienti per capire il come e il perché di quelle fiamme che hanno addolorato il mondo. Forse, no.
Indagini sulle cause dell'incendio
Rémy Heitz, procuratore di Parigi da cinque mesi, è cauto. Dice che l’inchiesta "sarà lunga e complessa", ma premette che allo stato "niente va nella direzione di un atto volontario" e che si procede per "danneggiamento colposo". Una pista è chiaramente privilegiata: quella che l’incendio sia in qualche modo legato al cantiere in corso.
IGNORATO IL PRIMO ALLARME - Parlando con i giornalisti Hèitz dice che "cinque aziende lavorano al cantiere nella cattedrale, e gli inquirenti hanno cominciato a sentire i lavoratori di queste società, in tutto una quindicina". Ma Heitz dice anche un’altra cosa: gli allarmi incendio sono stati due e i soccorsi sono scattati al secondo allarme: "C’è stato un primo allarme alle 18.20, seguito da una procedura di accertamento, ma non è stato constatato alcun principio di incendio. Poi c’è stato un secondo allarme alle 18.43 e in quel caso è stato rilevato un incendio a livello della struttura di legno che sosteneva il tetto. Per fortuna nel frattempo la chiesa era stata preacuzionalmente evacuata perché poco prima era cominciata una messa".
LA TASK FORCE DELLA 'CRIM' - Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato. A dar man forte a Héitz, che ha disposto una serie di perizie tecniche, ci sono 50 uomini della ’Crim' , la brigata criminale della polizia giudiziaria di Parigi. Mastini, che si avvarranno di periti e tecnici della scientifica e dei pompiers, acquisiranno i video delle telecamere di sicurezza e ogni materiale d’interesse sulle impalcature, a partire dai cavi elettrici, e indagheranno su una serie di domande. A cosa stavano lavorando esattamente e dove le aziende del cantiere? Con quali materiali? Che utensili sono a disposizione degli operai del cantiere? Julien Le Bras, presidente della società Europe Echafaudages , che partecipa al restauro della cattedrale assicura che il suo personale ha osservato alla lettera le procedure di sicurezza e giura: "Quello che posso dire è che quando l’incendio è partito nessuno dei miei dipendenti era in cantiere". Si vedrà.
LA CATTEDRALE DIMENTICATA - Certo è che se si è arrivati a questo forse una dose di colpa ce l’ha lo stato francese che ha procrastinato il restauro di Notre Dame e forse non ha previsto procedure di sicurezza abbastanza stringenti – come non avere un impianto anticendio sulle impalcature – una volta che sono partite. Notre Dame in questi anni è stata dimenticata, era in codizioni pessime: i pezzi dei gargoyle , i doccioni e le schegge di pietra che si staccavano dopo ogni inverno erano ammonticchiati dietro l’abside e i lavori da 150 milioni di euro sono stati rinviati per anni, e non per colpa della Chiesa.
Dopo la legge del 1905 le cattedrali francesi sono di proprietà dello Stato, che vi investe poco: nel budget 2019 ci sono solo 306 milioni di euro per tutto il patrimonio monumentale di Francia. Adesso servirà il buon cuore dei francesi per trovare i fondi: già si sono raccolti 700 milioni di euro. Ma il mistero su come sia potuto succedere, resta. Bella e trascurata, Notre Dame si tiene stretto il suo ultimo segreto.