Lunedì 15 Luglio 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

Nonne, fidanzati e bimbi in ostaggio. Israele in ansia per i suoi figli

Sono 170 i sequestrati dai miliziani palestinesi durante il blitz. Catturati anche americani e tedeschi . Nei video dei sequestratori la violenza dei rapimenti: sputi e botte alle ragazze rinchiuse a Gaza .

Nonne, fidanzati e bimbi in ostaggio. Israele in ansia per i suoi figli

Nonne, fidanzati e bimbi in ostaggio. Israele in ansia per i suoi figli

Ogni fotogramma è una fitta, ogni sguardo dolore. La brutalità e la violenza sugli ostaggi israeliani rapiti dai miliziani di Hamas scatena indignazione e orrore. "Gli ostaggi sono almeno 100", ammette il governo (e confermano gli Stati Uniti). Ma secondo fonti mediatiche i rapiti potrebbero essere fino a 170 (o più). Probabilmente nascosti dai sequestratori nella rete sotterranea di Gaza. Nella Striscia risultano detenuti anche israeliani con passaporto americano o tedesco. "Non sono ostaggi, sono prigionieri di guerra in luoghi sicuri", ribalta la cronaca Hamas, mentre media e siti web israeliani offrono copertura e racconto a strazi familiari indicibili. Il setaccio del web a caccia dei dispersi oscilla tra paure e conferme. Perché i rapiti attraversano sì momenti terribili (sputi e botte anche alle ragazze), ma sono vivi. Utili ad Hamas per lo scambio di prigionieri.

"Potrebbe essere vostra mamma". "Potrebbero essere vostra moglie e i vostri figli". Così scrivono i familiari affranti nei post in inglese sui social, dove la paura si incrocia con la compostezza. La storia più simbolica è quella di Yaffa Hadar, 85 anni. Appare imperturbabile per non dire tranquilla, con una copertina rosa sulle gambe e orgoglio da kibbutz, mentre uomini palestinesi la trasportano verso l’ignoto. "Questa è mia nonna, catturata e portata a Gaza", scrive su X la nipote Adva Adar. "Mia nonna ha creduto nel sionismo, in questo paese che l’ha abbandonata", è l’accusa. Ora la rapita è "gettata da qualche parte, senza farmaci, senza cibo e senza acqua", ma "nessuno ci parla, nessuno può dirci niente", protesta la nipote.

Noa Argamani, 25 anni, studentessa, trascinata verso la Striscia di Gaza con il fidanzato Avinatan Or, alto due metri, che segue a piedi il mezzo di Hamas, è un altro dei volti più rilanciati. "Non uccidermi! No no!", grida Noa, traumatizzata, a chi la sta portando via. Yoni Asher ritrova in rete le immagini terribili della moglie Doron Katz, delle figlie Raz e Aviv, della suocera e del compagno: tutti in mano ad Hamas. Conclusione tragica – mai neppure ipotizzata – di una visita alla nonna nel kibbutz di Nir Oz, vicino alla Striscia. "Possa il mondo intero vedere questi volti e riportarceli a casa", è l’appello su Facebook di Yuval Cohen (parente di Doron). Nel video si vede un miliziano che copre la testa della donna, quasi a rimproverarle la mancanza del velo. La app di geolocalizzazione collocherebbe il gruppetto a Khan Younis. Ma chissà, adesso, quello smartphone in che mani è.

Shani Louk, 22 anni, tatuatrice, è la ragazza che appare in un video particolarmente feroce. È la madre Ricarda – riferisce Der Spiegel – a spiegare di averla riconosciuta da immagini girate a Gaza e circolate in rete. Non è "una soldatessa israeliana" come sostenuto da Hamas, ma Shani – ripresa sul camion dei miliziani – quella ragazza con lo sguardo in basso, forse con le gambe rotte. Diversi uomini la calpestano. Uno le tira i capelli, un altro le sputa, mentre risuona il grido "Allah u Akbar". "Non voglio pensare che le sia accaduto qualcosa di grave", si fa coraggio la madre, allertata anche dalla banca perché la carta di credito di Shani ora è moneta dei rapitori. "Mandateci qualunque notizia", dice mamma Ricarda in un video, mostrando la figlia sullo smartphone.

Manca tuttora all’appello anche il 26enne Jake Marlowe, di nazionalità britannica, addetto alla sicurezza della festa di Kibbutz Reim. Ucciso, disperso o rapito? Tra gli ostaggi ci sono anche cittadini di altre nazionalità, tra cui due messicani e 11 thailandesi. "Sono lavoratori innocenti e non hanno nulla a che fare con alcun conflitto", protesta il governo di Bangkok chiedendo ad Hamas di rilasciarli.