Sabato 4 Gennaio 2025
DAVIDE NITROSI
Esteri

"No alla diplomazia degli ostaggi". L’esule iraniano: il regime è in crisi

Majid Sadeghpour, medico e attivista, vive negli Usa da molti anni. Suo fratello è stato giustiziato in patria

Majid Sadeghpour è fuggito negli Usa perché la sua famiglia veniva perseguitata

Majid Sadeghpour è fuggito negli Usa perché la sua famiglia veniva perseguitata

Roma, 5 gennaio 2025 – "È la diplomazia degli ostaggi, il regime iraniano la usa da anni per proteggere i suoi agenti". Majid Sadeghpour vive in Virginia, negli Stati Uniti. Medico, attivista per i diritti umani, dirige l’Organizzazione delle comunità iraniane in America (OIAC). È fuggito molti anni fa dall’Iran, il suo Paese, dove la sua famiglia è stata perseguitata dopo la rivoluzione islamica del 1979 e dove suo fratello è stato giustiziato. Oggi è attivo nell’opposizione al regime all’estero e fa sentire la sua voce: ha scritto sull’Iran e appare in programmi televisivi in America.

La giornalista italiana Cecilia Sala, 29 anni, è detenuta nella prigione di Evin. Dorme sul pavimento, la luce sempre accesa, le hanno tolto gli occhiali e lasciata in isolamento. Che cosa significa Evin in Iran?

"La prigione di Evin a Teheran è una delle più famigerate dell’Iran – risponde Majid Sadeghpour –. Costruita durante la dittatura dell’ex scià, Evin continua a essere un luogo in cui avvengono torture indicibili, trattamenti disumani ed esecuzioni. Migliaia di prigionieri politici sono stati giustiziati tra le sue mura, tra cui molti durante il massacro del 1988".

Cosa può fare l’Italia dal punto di diplomatico?

"L’Italia deve abbandonare il suo approccio cauto e assumere una posizione ferma e di principio contro la diplomazia degli ostaggi di Teheran. Questo include guidare iniziative a livello Ue per imporre sanzioni paralizzanti, tagliare i legami economici e chiedere l’immediato rilascio di Sala attraverso una pressione internazionale coordinata. Qualsiasi cosa di meno segnala debolezza e legittima le tattiche del regime".

L’Iran di fatto propone uno scambio tra la giornalista italiana e l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini arrestato in Italia su mandato degli Stati Uniti.

"L’unica lingua che Teheran capisce è la forza. L’Ue e gli Usa devono emettere ultimatum chiari e imporre gravi conseguenze se Sala non verrà rilasciata. Accordi di pacificazione o accordi parziali non faranno altro che incoraggiare Teheran a continuare a prendere ostaggi. Un fronte internazionale unito, che rifiuti qualsiasi concessione, è essenziale".

La cattura di ostaggi ha caratterizzato il regime…

"Il regime iraniano ha usato la presa di ostaggi e il terrorismo come strumenti di politica estera, una tattica di lunga data per fare pressione e ottenere concessioni dall’Occidente. Per oltre quarant’anni, il regime iraniano ha utilizzato la diplomazia degli ostaggi per incoraggiare l’acquiescenza, ottenere concessioni e prolungare i negoziati con l’Occidente. Questa strategia ha fruttato immensi profitti al regime, a costo di ostaggi innocenti e della sofferenza del popolo iraniano".

Quindi l’arresto di Cecilia Sala non ha nulla a che fare con motivazioni giudiziarie?

"Il rapimento della giornalista italiana Cecilia Sala esemplifica la vergognosa strategia del regime iraniano di usare i prigionieri come leva politica. Fa seguito a un vergognoso accordo di scambio di prigionieri stipulato dal regime (con la Svezia e il Belgio, ndr) che ha garantito il rilascio di due terroristi condannati: Assadollah Assadi, un diplomatico che stava scontando una condanna a 20 anni per aver orchestrato il terrorismo in Europa, e Hamid Nouri, un ex funzionario di prigione condannato all’ergastolo per il suo ruolo nel massacro di prigionieri politici del 1988. Lo scioccante rilascio di Nouri, nonostante il suo legame con uno dei capitoli più oscuri dell’Iran, mette in evidenza l’incessante sfruttamento degli ostaggi da parte del regime come merce di scambio per proteggere i suoi agenti e per perpetrare il terrorismo".

L’Italia ha avuto poco coraggio nel denunciare le violazioni dei diritti umani e politici in Iran?

"Il fallimento nell’affrontare le violazioni dei diritti umani e la priorità del commercio rispetto ai principi non faranno che incoraggiare il regime di Teheran. Questa posizione ha incoraggiato il regime. L’Italia deve condannare inequivocabilmente le violazioni di Teheran e intraprendere azioni coraggiose per garantire che i diritti umani e la giustizia prevalgano".

Pensa che l’America possa aiutare l’Italia sul piano diplomatico? Trump potrebbe avere un atteggiamento diverso nei confronti dell’Iran?

"Molto probabilmente gli Stati Uniti lo faranno con un approccio forte e senza concessioni, dato il successo della strategia della massima pressione che ha ridotto la capacità di Teheran di prendere ostaggi e di aggredire. Qualsiasi politica, ora o in futuro, deve dare priorità alla fine dell’appeasement, all’isolamento del regime e alla garanzia della libertà per ostaggi come Sala".

Negli ultimi anni in Iran crescono le proteste e la disobbedienza civile. Il regime degli ayatollah è ancora saldamente al potere o comincia a scricchiolare?

"Nel solo 2024, il regime clericale ha giustiziato più di 1.000 persone, di cui 23 il giorno di Natale. Eppure, si trova al suo livello più vulnerabile in 45 anni".

Che cosa deve fare oggi l’Occidente?

"La politica occidentale deve respingere la diplomazia di Teheran e rendere i suoi funzionari responsabili per queste atrocità. Ora è il momento di stare risolutamente con il popolo iraniano nella sua lotta per smantellare il regime e costruire un futuro libero dall’oppressione e dalla paura".