Mercoledì 25 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Niger, soldati di Putin nella base aerea che ospita gli Usa. Perché il paese è strategico per Mosca

Un alto funzionario della difesa Usa ha dichiarato alla Reuters che le forze russe non si stanno mescolando a quelle statunitensi (che stanno lasciando il Paese), ma stanno utilizzando un hangar presso la base aerea 101. Come stanno cambiando i rapporti di forza

Niamey (Niger), 3 maggio 2024 - Il Niger torna al centro della scena internazionale. Soldati russi – informa il sito della Reuters – sarebbero entrati in una base aerea che ospita le truppe americane, una mossa che segue la decisione della giunta nigerina di espellere le forze statunitensi dal Paese. Un alto funzionario della difesa Usa ha dichiarato che le forze russe non si stanno mescolando a quelle statunitensi, ma stanno utilizzando un hangar presso la base aerea 101, accanto all’aeroporto internazionale Diori Hamani di Niamey, la capitale del Niger.

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La base aerea Usa nel Niger

Fino al colpo di stato dello scorso anno il Niger era stato un partner chiave per la lotta di Washington contro gli insorti che hanno ucciso migliaia di persone e ne hanno sfollate altre milioni. Gli Stati Uniti hanno costruito la base aerea 201 nel Niger centrale al costo di oltre 100 milioni di dollari. Dal 2018 viene utilizzata per colpire con droni armati i combattenti dello Stato Islamico e dell’affiliato di al Qaeda Jamàat Nusrat al-Islam wal Muslimeen (JNIM). La mossa del Niger di chiedere la rimozione delle truppe statunitensi è arrivata dopo un incontro a Niamey a metà marzo, quando alti funzionari statunitensi hanno sollevato preoccupazioni, tra cui l’arrivo delle forze russe e le segnalazioni secondo cui l’Iran è alla ricerca di materie prime nel Paese, tra cui l’uranio.

Come cambiano i rapporti di forza in Africa

Oltre all’imminente partenza dal Niger, negli ultimi giorni le truppe statunitensi hanno lasciato anche il Ciad, mentre le forze francesi sono state cacciate dal Mali e dal Burkina Faso. Allo stesso tempo, la Russia sta cercando di rafforzare le relazioni con le nazioni africane, presentandosi Mosca come un Paese senza alcun bagaglio coloniale nel continente.

Il ritiro dei soldati americani

La giunta militare che governa il Paese dell’Africa occidentale aveva indicato agli Stati Uniti di ritirare i suoi mille soldati di stanza in Niger. 

Nei giorni scorsi in una conferenza stampa ad Abidjan Michael Langley, capo del comando militare americano per l’Africa (Africom), aveva annunciato che presto saranno annunciate le modalità di ritiro delle truppe Usa.

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Il colpo di Stato in Niger

La giunta militare del Niger, insediatasi con un colpo di Stato il 26 luglio, ha denunciato il mese scorso l’attuale accordo di cooperazione militare con gli Stati Uniti, sostenendo che la presenza delle forze americane schierate in funzione anti-jihadista nella nazione africana fosse ormai “illegale”. A metà aprile, Washington aveva accettato di ritirare i suoi oltre 1.000 soldati dal Paese del Sahel e ha annunciato l’invio di una delegazione a Niamey per concordare i dettagli del ritiro. In Niger, gli Usa hanno un’importante base di droni vicino ad Agadez, costruita al costo di circa 100 milioni di dollari.

L’analisi della nostra intelligence

Nell’analisi dei nostri servizi segreti – relazione 2023 – il colpo di Stato di fine luglio “ha determinato un ulteriore indebolimento dell’architettura occidentale di cooperazione nel Paese, identificato come “presidio avanzato” nell’area sub-sahariana dell’Occidente e dell’Italia e del quale il deposto Presidente Bazoum era garante. Su uno sfondo che da tempo registrava tensioni e scarsa dialettica tra le Istituzioni insediatesi democraticamente nel 2021, si è affermata in tempi brevissimi e senza episodi di violenza la Giunta golpista del Generale Tchani, riuscendo – in analogia con quanto già verificatosi in Mali e Burkina Faso – a capitalizzare lo scontento per la crisi economica e di sicurezza e l’ormai radicato sentimento anti-occidentale”.

L’accordo del Sahel

Ma sempre nell'analisi degli 007 è chiarissima la scelta della Russia come partner. "Il quadro regionale ha visto anche una cooperazione sempre più strategica tra Niger, Mali e Burkina Faso dopo la firma, il 16 settembre, dell’Alleanza degli Stati del Sahel: un accordo prettamente militare che, con il passare del tempo, i vertici dei tre Stati stanno tuttavia riempiendo di contenuti politici, al fine di ridisegnare il sistema delle alleanze regionali. È in quest’ottica che Niger e Burkina Faso si sono uniti al Mali nell’annunciare l’uscita dal gruppo G5 Sahel (di fatto causandone lo scioglimento) che nell’ultimo decennio aveva costituito la principale forma di cooperazione regionale di sicurezza sostenuta dall’Occidente. A fattor comune è apparsa più palese l’intenzione dei tre Paesi di ridisegnare i propri canali di cooperazione privilegiando i legami con la Russia e cercando spazi diplomatici nell’ambito della cooperazione Sud-Sud”.

Perché il Niger è strategico

Il Paese è strategico non solo per uranio, fosfati, oro e petrolio. La Russia esporta soprattutto armi.

Come ricorda Ispi, “nel 2022 il Niger era il settimo Paese al mondo per la produzione di uranio, posizione che corrisponde a circa il 10% della produzione mondiale. Ma il suo ruolo aumenta molto se si considera che Niamey fornisce alla Francia il 15% circa del suo fabbisogno di uranio, oltre che il 25% delle importazioni totali dell’Ue”.

Il traffico di armi e milizie

Dopo il Togo, il Niger per la Russia è il paese più importante per l’esportazione di armi. Nei giorni scorsi Politico ha scritto che i nuovi eserciti privati di Putin sono già stati schierati in tutto il mondo in missioni speciali: non solo in Ucraina ma anche in Africa, “dove svolgono un ruolo destabilizzante come quando erano sotto il comando di Prigozhin”. “I gruppi paramilitari ricostituiti hanno già costretto l’amministrazione Biden a ritirare le truppe dal Niger e dal Ciad, e sfidano le politiche statunitensi in Repubblica Centrafricana, in Mali, in Burkina Faso, in Libia e in altre nazioni africane”, è l’analisi. Nel conto anche migliaia di ex miliziani della Wagner che ora rispondono a Mosca.