Martedì 16 Luglio 2024

Niger, il colpo di Stato non blocca gli affari dell’uranio

L’estrazione del minerale fondamentale per il funzionamento delle centrali nucleari europee prosegue regolarmente e il prezzo resta stabile. Il Niger è uno dei principali produttori nel mondo

Cosa c’è di tanto importante in Niger? Perché un colpo di Stato in un paese africano sta suscitando tanta attenzione in Europa e nel mondo? I motivi sono diversi a vanno dall’influenza geopolitica nel continente africano (oltre che sulla rotta delle migrazioni) e lo sfruttamento delle risorse naturali. In particolare il Niger (ex colonia francese) ha forti rapporti commerciali con l’Europa. La destituzione del governo democraticamente eletto però li mette in discussione. I militari che hanno destituito il presidente Mohamed Bazoum e i loro sostenitori hanno più volte inneggiato alla Russia di Putin. E sotto il Niger che cosa c’è? Uranio. Tanto uranio che serve ad alimentare le centrali nucleari (per il 50% ad esempio in Francia).

L'uranio è fondamentale per il funzionamento delle centrali nucleari
L'uranio è fondamentale per il funzionamento delle centrali nucleari

Ma il colpo di Stato militare in Niger, al momento, non sta per ora avendo le gravi e pesanti ripercussioni sul mercato dell'uranio che si temevano nelle prime ore del golpe, quelle più incerte.

Secondo quanto riportano le notizie dai mercati, il prezzo spot dell'uranio, minerale ampiamente utilizzato per produrre energia nucleare e per diversi trattamenti anti-cancro, lunedì è salito a 56,25 dollari la libbra, dai 56,15 dollari della settimana precedente.

Negli ultimi tre anni il prezzo dell'uranio è raddoppiato ma è ancora molto lontano il picco del 2007, quando toccò cifra 140 dollari la libbra. "Quest'anno abbiamo visto il prezzo spot dell'uranio salire di quasi il 40% da inizio anno", ha detto ad al-Jazeera Ben Godwin, capo analista presso la Prism political risk management, con sede a Londra.

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La società francese di combustibili nucleari Orano, che gestisce diverse miniere di uranio nel Paese dell'Africa occidentale, ha dichiarato due giorni fa che le sue operazioni stanno andando avanti nonostante i piani della Francia, che sta evacuando i suoi cittadini dal Niger e annuncia di tagliare gli aiuti.  Il 99% del personale di Orano in Niger è di nazionalità nigerina.

Euratom, l'Agenzia europea per l'energia nucleare, ha dichiarato di non vedere "alcun rischio immediato" per la produzione di energia nucleare in Europa nel caso in cui il Niger dovesse tagliare le sue forniture di uranio, in quanto i servizi pubblici europei hanno scorte di uranio sufficienti per tre anni.

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Il Niger produce il 4% della fornitura globale di uranio ed è stato il secondo maggior fornitore di uranio naturale all'Ue lo scorso anno. Ed è qui il problema per l'industria dell'uranio nigerina, che potrebbe subire un impatto sulle finanze pubbliche in quanto metà delle sue esportazioni sono attualmente destinate alla Francia e all'Unione Europea allargata.