Martedì 16 Luglio 2024

Niger, migliaia di filo-golpisti davanti all’ambasciata francese: “Viva Putin”

Macron: “Reagiremo in caso di attacchi ai francesi”. I leader del colpo di stato temono un intervento militare con la collaborazione di Paesi occidentali. Le diplomazie di Ue, Francia, Stati Uniti e Unione africana chiedono il ritorno all’ordine costituzionale

Niamey, 30 luglio 2023 – Il Niger, l’ombra della Russia (e della milizia Wagner), l’Occidente pronto alle contromosse. Dopo il golpe che ha destituito il presidente Mohamed Bazoum, il paese ha gli occhi del mondo puntati addosso.

Niger, manifestanti davanti all'ambasciata francese con la bandiera della Russia (Ansa)
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Manifestanti pro-golpe e pro-Putin

Oggi migliaia di manifestanti filo golpisti si sono radunati davanti all'ambasciata francese nella capitale del Niger, Niamey, dopo che Parigi ha sospeso gli aiuti al paese africano a seguito del colpo di stato. Alcuni manifestanti hanno tentato di entrare nell'edificio, altri hanno strappato una targa con la scritta ‘Ambasciata di Francia in Niger’, sostituendola con bandiere del Niger e della Russia, mentre altri hanno gridato "Viva la Russia", "Viva Putin" e "Abbasso la Francia". 

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Macron durissimo

E arriva immediato l’avvertimento di Parigi. Il presidente Emmanuel Macron "non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi" in Niger e la Francia risponderà "subito e in modo inflessibile" in caso di attacco ai suoi connazionali, ha reso noto l'Eliseo.

I golpisti temono un intervento militare

Poche ore prima i leader golpisti in Niger avevano messo in guardia contro un intervento militare nel Paese, mentre l'Ecowas (la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale) si riunisce in un summit d'emergenza che potrebbe decidere sanzioni contro Niamey. "L'obiettivo dell'incontro - ha denunciato il portavoce della giunta, il colonnello Amadou Abdramane, in una dichiarazione letta in tv - è di approvare un piano di aggressione contro il Niger attraverso un intervento militare imminente a Niamey, in collaborazione con altri Paesi africani che non sono membri dell'Ecowas e alcuni Paesi occidentali". Quindi il portavoce ha avvertito: "Vogliamo ricordare una volta di più all'Ecowas e a qualsiasi altro avventuriero della nostra determinazione a difendere la nostra patria".

Ue, Francia, Stati Uniti e Unione africana

Certo è che le diplomazie occidentali, l'Unione europea e l'Unione africana affilano le armi dopo il golpe. Bruxelles, per bocca dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, ha chiesto la liberazione immediata e senza condizioni di Bazoum e della sua famiglia. L'Unione - ha proseguito il politico spagnolo - ha annunciato poi la sospensione di ogni cooperazione in materia di sicurezza”. Non meno dura è stata la reazione del Consiglio di sicurezza dell’Unione africana (Ua) che ha concesso ai militari del Niger 15 giorni di tempo per “ritornare immediatamente e incondizionatamente nelle loro caserme e ripristinare l'ordine costituzionale”. Ore prima gli Stati Uniti avevano dichiarato il loro “sostegno instancabile” al deposto presidente, visto come un alleato chiave dell'Occidente nella lotta contro i militanti islamisti. In campo anche la Francia: il presidente Emmanuel Macron, che ha riunito il Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, ha deciso di sospendere “tutti i suoi aiuti allo sviluppo e le azioni di sostegno al bilancio”, chiedendo il ritorno senza indugio all'ordine costituzionale.

Imposto il coprifuoco

Le autorità dello stato nigeriano di Adamawa hanno imposto un coprifuoco per tutto il paese, 24 ore su 24, per fermare i diffusi saccheggi dei negozi di generi alimentari nella capitale dello stato, Yola, da parte di residenti a corto di denaro e di cibo. I saccheggi, guidati da ladri di strada, hanno visto centinaia di residenti introdursi in magazzini pubblici e privati che contenevano cereali e altri prodotti di base e portarli via.  

I militari occidentali in Niger

In Niger sono attualmente schierati 1.500 soldati francesi che hanno lavorato finora con l'esercito nigerino. Gli Stati Uniti ne hanno invece circa un migliaio sul posto. Niamey è uno degli ultimi alleati di Parigi nel Sahel. Usato in passato essenzialmente come una base di transito per le operazioni in Mali, da cui si sono ritirate le forze di Barkhane, il Niger è l'unico Paese africano con cui la Francia mantiene ancora una cosiddetta partnership di “combattimento” contro i jihadisti. Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger, finora alleato con i Paesi occidentali, diventa il terzo Paese del Sahel, minato dagli attentati di gruppi legati allo Stato Islamico e ad al Qaeda, a subire un golpe dal 2020.