Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Israele, chi sono i soldati del battaglione Netzah Yehuda e perché gli Usa li vogliono sanzionare

Il ruolo dei militari ultraortodossi. L’ipotesi rilanciata dai media ha creato un nuovo scontro politico. Netanyahu: “Il massimo dell’assurdità”. Ma l’opposizione lo attacca

Roma, 21 aprile 2024 - Gli Usa sarebbero pronti a sanzioni contro il battaglione dell’Idf Netzah Yehuda. L’accusa: presunte violazioni dei diritti umani in Cisgiordania dei soldati d’Israele. “Il massimo dell’assurdità. Il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse”, ha tuonato il premier Benjamin Netanyahu. Il portavoce dell’Ifd, contrammiraglio Daniel Hagari, ha rimarcato di non essere al corrente di nessuna decisione. Ha assicurato che l’Idf “sta lavorando e continuerà a lavorare per indagare su ogni evento insolito in modo mirato e in conformità con la legge”.

Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari
Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari

Chi sono i soldati del battaglione Netzah Yehuda

Ma chi sono i soldati del battaglione Netzah Yehuda? Hagari li descrive così: “Partecipano ora alla guerra nella Striscia di Gaza, con coraggio e professionalità, mantenendo i valori e lo spirito dell’Idf e i principi del diritto internazionale. Negli ultimi anni, le truppe del battaglione sono state al centro delle attività operative 24 ore su 24, per mantenere la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele, oltre ad essere un battaglione leader nell’integrazione delle truppe ultraortodosse nell’Idf”.

Ultraortodossi, donne non ammesse

Soldati ultraortodossi appunto, le uniche donne ammesse sono le mogli. Il battaglione opera su base volontaria e attira anche giovani coloni radicali di destra.

Il Dipartimento di Stato americano avrebbe iniziato ad indagare su Netzah Yehuda due anni fa, dopo diversi episodi di violenza contro civili palestinesi.

Lo spettro delle sanzioni e l’isolamento di Netanyahu

Ma lo spettro delle sanzioni diventa un nuovo argomento per attaccare il premier Netanyahu. Anche ieri migliaia di manifestanti sono tornati in piazza contro il governo, la richiesta è sempre la stessa: far tornare a casa gli ostaggi. In questo clima, i piani Usa delle sanzioni contro l’Idf diventano un altro strumento di pressione politica. “Colpa del governo“, non ha dubbi il leader dell’opposizione Yair Lapid. “La fonte del problema non è a livello militare a a livello politico”, è la sua analisi.

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