Sabato 21 Dicembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Netanyahu temporeggia. Il Consiglio non vota. Attacco all’Iran rinviato

Gabinetto di sicurezza riunito per quattro ore, ma non arriva il via libera. La Casa Bianca giudica i piani israeliani ancora troppo aggressivi.

Benjamin Netanyahu (74 anni), primo ministro di Israele e leader del Likud

Benjamin Netanyahu (74 anni), primo ministro di Israele e leader del Likud

Cinquant’anni dopo la guerra del Kippur – il giorno solenne di digiuno penitenziale in cui Israele attaccato a sorpresa dagli eserciti di Egitto e Siria – ieri gli israeliani sono tornati nelle sinagoghe per un altro Kippur di tensione elevatissima mentre il governo si cimenta con una sfida di livello ancora più elevato: ossia la natura della reazione all’attacco di Teheran che all’inizio di ottobre ha lanciato contro lo Stato ebraico quasi 200 missili balistici. Israele ha già chiarito che la risposta ci sarà di sicuro. "Sarà sorprendente, sarà micidiale" ha avvertito il ministro della Difesa Yoav Gallant. Ma quando gli Stati Uniti hanno voluto saperne di più, le risposte di Israele sono state parziali. La sensazione a Washington – anche dopo una telefonata di 40 minuti fra Joe Biden e Benyamin Netanyahu – è che Israele possa riservare ancora soprese, tanto più sgradite quanto più si avvicinano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

E gli alleati degli Stati Uniti nella regione sono sulle spine. Arabia Saudita, Emirati arabi Uniti, Qatar e Giordania hanno ricevuto esplicite minacce dall’Iran: se Israele utilizzasse il loro spazio aereo per sferrare attacchi contro infrastrutture nucleari o energetiche, l’Iran potrebbe colpire a sua volta le loro infrastrutture strategiche. Ad accrescere le tensioni a Teheran è giunta ieri la notizia del ritrovamento del corpo di un importante generale iraniano, Abbas Nilforoushan, fra le macerie del bunker di Beirut in cui era rimasto sepolto anche il leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah.

In interventi pubblici Biden ha riconosciuto il diritto di Israele di rispondere all’attacco iraniano (il secondo nel suo genere da aprile) ma, in risposta a domande di giornalisti, ha precisato che Israele dovrebbe astenersi dal colpire il progetto nucleare dell’Iran o le sue riserve di energia. Ha lasciato aperta dunque la possibilità, non indifferente, di un attacco israeliano contro basi militari o dell’intelligence in Iran. Nel corso della telefonata con Netanyahu, secondo il sito Axios, le posizioni si sono avvicinate: i piani israeliani di attacco sono ancora "un po’ più aggressivi" di quanto la Casa Bianca sarebbe disposta ad accettare. L’obiettivo principale è di prevenire una estensione della guerra.

Nella notte di giovedì il gabinetto di difesa del governo israeliano ha discusso per quattro ore i progetti di attacco contro l’Iran ma la seduta si è conclusa senza decisioni concrete. Ancora una volta l’ultima parola dovrebbe spettare allo stesso Netanyahu, assieme col ministro della Difesa Gallant e col capo di Stato maggiore Halevi. E ancora una volta fra Netanyahu e Gallant si sono verificati dissensi. Il ministro della Difesa progettava una visita lampo negli Usa per discutere non solo delle modalità dell’attacco israeliano ma anche per concordare forniture urgenti di armamementi necessari per la conduzione contemporanea delle campagne militari a Gaza ed in Libano. Ma Netanyahu lo ha costretto due volte a rinviare la partenza. La sua sensazione è che il ministro della Difesa – che in queste settimane ha avuto contatti quasi quotidiani con il segretario alla Difesa Lloyd Austin – sia troppo sensibile alle pressioni americane. In passato Gallant aveva infatti sostenuto la necessità di concludere la guerra a Gaza, anche per raggiungere un accordo sulla liberazione degli ostaggi. Secondo i media locali non è escluso che Netanyahu decida in definitiva di rimuoverlo. Non solo per questioni di carattere militare-strategico, ma anche perché il ministro ha assunto una posizione rigida di opposizione all’esonero in massa dalla leva dei giovani ebrei ortodossi in un momento in cui alle forze armate mancano almeno 10 mila soldati.