Roma, 30 ottobre 2023- Cinquant’anni dopo la Guerra del Kippur – in cui Israele fu inizialmente messo in ginocchio da un attacco a sorpresa siro-egiziano, che provocò 3.000 morti e che avrebbe poi messo fine alla carriera di Golda Meir – in Israele si torna ad udire una parola che mette i brividi: ‘ Mehdal ’, la ‘Grande Mancanza’ o anche ‘il Fallimento’. Ed il 7 ottobre al confine con Gaza ‘"c’è stato un ‘Mehdal’ terribile" ha riconosciuto sabato Benjamin Netanyahu nella sua prima conferenza stampa con i media locali da quando a gennaio è tornato al potere. Ma richiesto di precisare in quale misura egli possa essere responsabile di tanto sfacelo, Netanyahu ha preferito restare cauto: "Dopo la guerra – ha detto – tutti dovremo rispondere a domande gravi, io compreso. Il ‘Mehdal’ sarà investigato fino in fondo". Ma adesso, ha aggiunto, occorre concentrarsi sulla guerra in corso a Gaza.
A mettere in difficoltà il premier è stato un giornalista della radio militare, che gli ha lanciato una domanda mirata: non aveva ricevuto forse, già nell’estate del 2023, un avvertimento dell’intelligence militare che l’asse Iran-Hezbollah-Hamas seguiva da vicino la crisi politica e sociale in Israele per la politica del suo governo, e che i nemici di Israele reputavano che il suo deterrente si fosse molto ridotto ? Ossia, che c’era il pericolo di un attacco ? Netanyahu non ha lasciato quelle accuse sospese in aria e a notte fonda, su Facebook, ha replicato alla radio militare.
"Il premier non ha mai ricevuto alcun avvertimento circa un attacco di Hamas. Al contrario il capo dell’Intelligence ed il capo dello Shin Bet ritenevano che Hamas fosse sotto deterrente e che puntasse alla calma". Il premier ha anche smentito la tesi che egli stesso avrebbe tacitamente assecondato il rafforzamento di Hamas, per silurare la formula dei "Due Stati".
Se sperava di aver chiarito il suo ruolo, Netanyahu ha presto compreso di aver fatto una mossa falsa. Il ministro Benny Gantz (che insieme con lui conduce la offensiva a Gaza dall’interno di un ‘Governo di emergenza’) ha ribadito la propria fiducia nei vertici dell’esercito (inclusi i capi dell’intelligence e dello Shin Bet) e ha intimato a Netanyahu di eliminare quell’intervento polemico. Lo trovava molto fuori luogo, mentre a Gaza si combatte. Netanyahu ha allora chiesto scusa, e ha rimosso quel testo da Facebook. L’episodio ha evidenziato che in questa prova contro Hamas – che Netanyahu ha definito "La nostra seconda Guerra di Indipendenza" e anche "La lotta del Bene contro il Male, a beneficio dell’umanita" – la leadership del Paese è tutt’altro che compatta. Netanyahu, secondo la stampa, ha perso la fiducia nel capo di Stato maggiore generale Herzi Halevi, ed i suoi rapporti con il ministro della difesa Yoav Gallant sono molto tesi. E le pressioni arrivano anche dall’alleato americano.
"Israele ha la "responsabilità" di proteggere i civili – ribadisce il presidente Biden –: anche se Hamas rende le cose più difficili usandoli come scudi umani, le forze israeliane adottino "tutte le misure possibili" per "distinguerli" dai terroristi.
Fino a poche settimane fa Netanyahu era contestato settimanalmente da centinaia di migliaia di dimostranti contrari alla sua riforma della giustizia, che essi giudicavano una minaccia potenziale per il regime democratico. Ieri egli ha assicurato che quella riforma "non è all’ordine del giorno". Ma adesso nelle strade vengono organizzate manifestazioni nuove, non meno accese, da parte dei familiari di circa 230 ostaggi che esigono che la loro liberazione preceda qualsiasi attacco frontale a Hamas, nel timore che essi vengano uccisi. Malgrado la difficoltà Netanyahu – che è in carica quasi ininterrottamente da 15 anni – ha ribadito che intende restare al timone: "Guiderò il Paese alla vittoria" ha promesso, mentre nelle stesse ore migliaia di dimostranti, radunati presso la sua villa di Cesarea, a nord di Tel Aviv, invocavano a gran voce le sue dimissioni.
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