Martedì 16 Luglio 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Iran-Usa, a rischio i negoziati in Oman anti escalation

Il dialogo ad alto livello fra i due Paesi, che non hanno relazioni diplomatiche, era ripreso da pochi giorni. I colloqui partiti dopo il lancio di droni e missili verso Israele in risposta all’uccisione del generale Zahedi

I funerali del generale Mohammad Reza Zahedi, ucciso a Damasco nell’aprile scorso

I funerali del generale Mohammad Reza Zahedi, ucciso a Damasco nell’aprile scorso

Washington, 20 maggio 2024 – In Oman gli Stati Uniti e l’Iran comunicavano da alcuni giorni. Saeed Iravani, l’ambasciatore di Teheran presso le Nazioni Unite, ha confermato la circostanza alle agenzie di stampa “Mehr” e “Irna”, mentre si accavallavano le notizie sulla sorte del presidente della teocrazia Ebrahim Raisi. "Negoziati del genere non sono i primi e non saranno gli ultimi", ha aggiunto in una dichiarazione diffusa la sera di sabato scorso. Il giorno prima, il sito di notizie americano “Axios” aveva riferito che gli Stati Uniti erano rappresentati, ad alto livello, da Brett McGurk, il consigliere per il Medio Oriente del presidente Joe Biden, e dall’inviato ad interim degli Usa per l’Iran, Abram Paley.

Secondo “Axios” i colloqui – i primi dopo il ciclo di negoziati simili avvenuti lo scorso gennaio – si sono concentrati su come evitare "un’escalation di attacchi" in Medio Oriente. Il dialogo si era avviato nonostante il fatto che fra i due Paesi non esistono più relazioni diplomatiche dal 1979. Il 4 novembre di quell’anno la delegazione statunitense di Teheran fu presa d’assalto dai dimostranti e 52 diplomatici americani furono tenuti in ostaggio dal 4 novembre fino al 20 gennaio 1981. Da allora gli Usa sono rappresentati dall’ambasciata svizzera.

Il 13 aprile l’Iran ha lanciato contro Israele, da sempre alleato di ferro di Washington, trecentosessanta droni in due ondate, seguite da una terza raffica di missili. La teocrazia reagiva con questa offensiva all’uccisione, il primo aprile, nel consolato iraniano di Damasco, del generale dei Pasdaran Mohammad Reza Zahedi, 63 anni, l’ufficiale che nel 2011 era stato inviato dagli ayatollah a sedare la rivolta contro il regime siriano di Bashar al Assad. Un missile centrò l’edificio. Assieme a Mohammed Reza Zahedi, generale di brigata e comandante delle forze speciali al Quds dei Pasdaran iraniani in Siria, furono uccise altre dieci persone. Cinque erano membri del Corpo dei guardiani della rivoluzione. Uno era il vice di Zahedi, il generale Mohammed Hadi Haj Rahimi. Le altre vittime sarebbero state agenti dell’intelligence siriana.

Dopo la rappresaglia Yahya Rahim, consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, esultava: "I sionisti sono in allerta e in preda al panico".

Citando anonimi funzionari “Ynet”, il sito del più diffuso quotidiano israeliano “Yedioth Ahronot”, ha scritto che è stato intercettato il 99 per cento dei velivoli senza pilota lanciati dall’Iran. Erano per lo più droni Hesa Shahed 136, vettori lunghi circa 3,5 metri e larghi 2,5 nella parte posteriore. Trasportano 50 chili di esplosivo e sono in grado di volare per 2500 chilometri a una velocità’ massima di 185 all’ora. Almeno quattro caccia americani e due francesi sono decollati dopo l’attacco lanciato dall’Iran. Gli F18 statunitensi, secondo quanto si apprese da fonti d’intelligence della Nato, si sarebbero alzati in volo dalla portaerei Eisenhower che si trovava nella parte settentrionale del Mar Rosso.

La modesta reazione israeliana, tre missili, distrusse alcuni radar che proteggono l’impianto nucleare di Natanz, nella provincia di Isfahan. Una sorta di avvertimento del tipo: “Possiamo colpirvi ovunque”.