Roma, 6 maggio 2022 - Se verrà confermato, l'affondamento - o il danneggiamento grave - della fregata lanciamissili Makarov è l'ennesima conferma che il desiderio delle forze armate russe di conquistare tutto il Sud dell'Ucraina attaccando e conquistando Odessa, ricongiungendosi con la Transnistria e privando kiev dell'accesso al mare, è e resta una sogno. La Makarov - 124 metri per 4 mila tonnellate - è una nave nuovissima, operativa dal 25 dicembre 2017 ed è dotata di 8 lanciatori di missili da crociera Kaibr e di 24 missili antiaerei Buk. E' una unità moderna dotata di radar in grado di avvertire dell'arrivo di missili antinave e di sistemi d'arma che avrebbero dovuto abbatte il missile in arrivo. Ma non è successo. La nave si trovava al largo dell'estuario del Danubio, a Sud dell'Isola dei Serpenti e al confine delle acque territoriali ucraine con quelle rumene. Sarebbe stata colpita poco prima delle 23 ora locale da uno (o più di uno) missile antinave R360 Neptune (di produzione ucraina, range operativo 300 km, testata 150 chili) che ha provocato un incendio. Anche se non affondasse come il Moskva, la nave sarebbe disabilitata per il prosieguo della guerra. Il colpo è anche più grave di quello dell'affondamento del Moskva, unità possente ma datata.
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Bloccati a Mikolayev
Il fatto che le due principali unità russe della flotta del Mar Mero siano state colpite dai missili R360 Neptune significa che l'ipotesi di uno sbarco ad Odessa dei marines russi (quattro navi da sbarco russe sono pronte da due mesi ad entrare in azione scaricando 1.500 uomini sulla costa) è assolutamente irrealistico. Le navi da sbarco non riuscirebbero neppure ad avvicinarsi alla costa. Lo sbarco ad Odessa peraltro sarebbe stato possibile solo se si fosse verificata un'altra essenziale precondizione: l'apertura di un fronte terrestre che costringesse una parte delle ingenti forze ucraine a impegnarsi per contrastarlo. I russi hanno tentato nel primo mese di guerra di prendere Mikolayev. Prima direttamente, venendo respinti, e poi tentando di aggirare Mikolayev da Nord. Dopo una serie di successi i russi sono pero stati sconfitti anche nella direttrice di aggiramento e hanno dovuto ripiegare a metà strada tra Mikolayev e Kherson.
Il fronte è lì fermo da giorni. Senza Mikolayev una presa di Odessa è impossibile e ancor più il tanto ventitlato ricongiungimento con le "forze di pace" russe che si trovano in Trasnistria/Pridnestrovieì, la regione filorussa parte della repubblica di Moldova che dichiarò la sua indipendenza e ora vive in una condizione "sospesa". I soldati russi in Trasnistria/Pridnestrivie non sono una minaccia per nessuno (1.500 uomini, dei quali solo 6-700 di reparti meccanizzati operativi) , al massimo possono cercare di proteggere le loro basi e costituire parte di un scusa geopoltica per una invasione. Ma allo stato le truppe di Mosca sono molti lontane e un "ricongiungimento" è irrealistico.
In Donbass il piano russo non funziona
Le forze armate russe ovviamente non escludono che questo sia possibile in una seconda fase ma adesso tutto lo sforzo è concentrato nel Donbass. Per prendere anche l'acciaria Azovstal di Mariupol e per sfondare su due assi a sud di Izyum verso Barvinkove e da Zarichne verso Lyman e Overne. Obiettivo è circondare Slviansk e Kramatorsk e al tempo stesso prendere Siverodonotsk e tutta Popasna e tentare un ricongiungimento con le forze che da Sud hanno avanzato fino a Velika Novosilka. Nonostante il massiccio impiego di artiglieri e forze corazzate, in Donbass il piano russo non sta funzionando. E quindi l'ipotesi Odessa resta molto remota. Ora più che mai, con la dimostrazione che l'intera flotta del Mar Nero è sotto tiro dei missili antinave ucraini.
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