Domenica 22 Dicembre 2024
ENRICO FOVANNA
Esteri

Navalny condannato, altri 9 anni nei gulag. E lui: "Putin ha paura"

L'attivista dichiarato colpevole “per frode e insulti a un giudice”. In agosto è stato vittima di un avvelenamento che lo costringe a farsi curare in Germania. Gli Usa chiedono il rilascio immediato. Ue: "Condanna per motivi politici"

Alexei Navalny e Vladimir Putin (Ansa)

Mosca - Il principale oppositore politico del Cremlino, Alexei Navalny, attualmente in carcere in Siberia, è stato dichiarato colpevole “per frode e insulti a un giudice” dal tribunale di Lefortovo, a Mosca con una condanna a 9 anni di carcere. L’accusa ha chiesto una pena detentiva di 13 anni, mentre la difesa di Navalny ha insistito sull’assoluzione, sostenendo la tesi di un’assenza di reato. "Navalny ha commesso una appropriazione indebita, ovvero il furto di proprietà altrui da parte di un gruppo organizzato", ha detto il giudice Margarita Kotova, secondo quanto riporta una giornalista dell’agenzia di stampa Afp presente sul posto. L’udienza si è tenuta nel carcere di Pokrov, a pochi chilometri da Mosca, dove Navalny è detenuto da circa un anno. La difesa ha insisto sull’assoluzione, sottolineando l’assenza di reato nelle azioni di Navalny. Il verdetto è stato annunciato in un’udienza del tribunale fuori sede nella colonia penale N2 nella città di Pokrov, nella regione di Vladimir. Subito dopo, Navalny ha parlato dicendo che "Putin ha paura della verità". 

Gli Stati Uniti hanno chiesto il rilascio immediato Alexei Navalny. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, condannando con forza il nuovo verdetto.  Posizione simile per l'Unione europea che "condanna fermamente" la nuova condanna inflitta "per motivi politici".

Chi è Navalny

Navalny nasce nel 1976 a Butyn, nella periferia di Mosca. In realtà il suo è un cognome ucraino. Papà Anatoly è stato un militare di Zalesye, nella regione di Chernobyl. Aleksej, insieme a mamma Lyudmila e al fratello Oleg, segue il papà durante i trasferimenti in varie basi militari ma sogna il diritto. Si laurea in Giurisprudenza con lode, impara l’inglese da autodidatta e grazie a una borsa di studio vola a Yale, dove diventa avvocato.

Fa parecchi lavori dove non riesce a sfondare, la svolta nel 2008 quando acquista poche azioni di alcune società russe controllate da alcuni oligarchi russi diventati potenti durante le liberalizzazioni avviate negli anni novanta e avallate Boris Yeltsin. Scopre che dietro lo smantellamento delle grandi industrie pubbliche dell’ex Urss e l’avvio delle privatizzazioni, soprattutto quella dei settori strategici dell’energia, c’è un vasto giro di corruzione. La lotta alla corruzione diventa così la sua missione. Denuncia la gestione del potere di una ristretta casta vicina al Cremlino che si arricchisce a dismisura a fronte di una massa costretta a faticare per sbarcare il lunario. E soprattutto porta le prove di affari poco chiari.

Alexei Navalny (Ansa)
Alexei Navalny (Ansa)

Il suo blog, Navalny Live seguito da milioni di russi diventa la voce autorevole del dissenso contro un potere colluso con i maggiori oligarchi per spartirsi le enormi risorse di un Paese dove la ricchezza è affare per pochi mentre “venti milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà”, come dirà una volta il blogger. Le continue denunce trasformano Navalny in un’icona anti-sistema e così il potere comincia a percepirlo come un nemico del Cremlino. Il dissidente entra nella lista degli uomini pericolosi per Putin. Proprio come l’ex uomo più ricco della Russia, Mikhail Khodorkovsky, che dopo una decina di anni di carcere opta per l’esilio a Londra.

Anche il campione di scacchi Garri Kasparov, che appoggia la coalizione “L’Altra Russia”, un’alleanza trasversale anti-governativa capisce che è meglio cambiare aria dopo l’ennesimo arresto e l’accusa (infondata) di aver morso le mani a un agente della polizia e dal 2013 risiede a New York. Boris Nemcov, ex vice-premier nel governo Yeltsin e poi leader dell’opposizione liberale al governo Putin, viene invece trovato morto, freddato - si dice da due sicari - sul ponte della Moscova. In Russia i dissidenti non hanno vita facile ma Navalvy decide di rimanere e continua a battersi per una democrazia parlamentare.

Il carcere in cui è rinchiuso Alexey Navalny
Il carcere in cui è rinchiuso Alexey Navalny

Lo scorso agosto è vittima di un avvelenamento che lo costringe a farsi curare in Germania: al suo rientro (17 gennaio scorso) l’arresto, il processo e la La moglie Yulia, laureata in Economia, è donna di carattere oltre che di bellezza. Lo scorso 2 febbraio è presente in aula al processo che vede il marito imputato: indossa un maglione rosso accesso affinché Aleksej possa sempre vederla. Due giorni prima, il 31 gennaio, era stata arrestata (e poi multata) durante le manifestazioni di protesta a sostegno del marito. In aula rivolgendosi a lei Navalny le dice: “Mi hanno detto che hai fatto la cattiva. Ragazzaccia sono orgoglioso di te”.

Gli oppositori del governo Putin sono convinti che Yulia abbia le carte in regola per trasformarsi in un buon leader politico che porti avanti le idee del marito. I due si erano conosciuti nel 1999 e sposati l’anno successivo. Hanno avuto due figli, Daria Navalnaya e Zahar di otto anni più giovane. Dasha, che oggi ha vent’anni, sembra seguire le omrme del padre: studia a Stanford negli Usa e ha un suo blog nel quale abbraccia le battaglie di papà. Buon sangue non mente.