Roma, 18 febbraio 2024 – Un leader politico carismatico, che voleva cambiare la Russia e che, durante tutta la sua breve esistenza, è stato supportato dalle donne della sua vita. Tanto che ora, a due giorni dalla morte misteriosa del dissidente, potrebbero essere proprio loro a raccogliere l’eredità della sua lotta. La prima a parlare una volta arrivata la notizia della sua morte è stata la madre, Ljudmila Navalnaya. Una donna che fino a questo momento si era tenuta lontana dai riflettori, ma che si sta battendo come una leonessa. Rompendo il silenzio e contrastando la narrazione che arrivata sulla morte del figlio, ha detto chiaro e tondo che lo aveva visto il 12 febbraio e che stava benissimo.
“Navalny avvelenato da agosto. Bastrykin chiese la licenza di uccidere a Putin”
Ieri, nonostante i suoi 69 anni e le condizioni meteo al limite del proibitivo che dove era rinchiuso il figlio raggiungono i 30 gradi sotto lo zero, ha percorso quasi 2.000 chilometri con l’avvocato di famiglia per andarsi a riprendere il corpo. Peccato che, all’obitorio segnalato dalle autorità, le spoglie di Navanly non siano mai arrivate e che nessuno sa di preciso dove si trovino al momento. Ma per intimidire le donne di Navalny ci vuole altro.
Lo sa meglio di chiunque la moglie Yulia, sua sposa per 24 anni e madre dei suoi due figli. Da quando il marito è stato arrestato non ha cessato un momento di fare pressioni su governi e organizzazioni internazionali per fare rimanere accesi i fari sulla sorte del dissidente e di tutti quelli che come lui in Russia sono vittime di repressione per le loro idee. Bionda, di una bellezza algida, ma il temperamento di una pasionaria. Quando le fu chiesto che lavoro facesse, rispose, ironicamente, "sono quella che fa andare avanti tutto e che nel frattempo cresce due figli". Uno sforzo ripagato da Navalny con un amore esternato a più riprese. L’ultima volta con un post su Telegram a San Valentino. Ma già in occasione dell’avvelenamento da Novichok del 2020, il politico di opposizione scrisse sui suoi social che era vivo grazie a lei. Ed è stata sempre Yulia a stringere i ranghi nelle situazioni più difficili. Quando Navalny fu arrestato al suo rientro dalla Russia, disse: "Aleksey non ha paura. Se lui non ha paura, allora non ne ho neanche io". Due giorni fa, nel giorno più brutto della sua vita, scura in volto, ma con la grinta di sempre, ha dichiarato ai giornalisti: "Sono stata indecisa se correre subito dai miei figli o se rimanere qui. Mi sono chiesta cosa avrebbe fatto Aleksey e lui sarebbe rimasto qui a lottare. Ed è quello che ho deciso di fare anche io".
E, subito dopo, l’affondo di chi paura ha dimostrato di non averne, non solo a parole: "Putin si deve prendere la responsabilità di tutte le atrocità che ha commesso in Russia. Dobbiamo stare tutti uniti e sconfiggere questo demonio". E adesso potrebbe raccogliere la sua eredità.
Infine, c’è la più giovane, la più apparentemente forte e al tempo stesso la più fragile delle donne di Navalny: la figlia Darya. Il padre l’adorava e in occasione del suo ventesimo compleanno, mentre si trovava già in carcere, le scrisse un commovente messaggio per complimentarsi su che donna matura fosse già diventata. All’Europarlamento, dove si è recata per ritirare il Premio Sakharov vinto dal padre, ha tenuto un discorso che ha impressionato tutti per la visione sul futuro e la determinazione, nonostante la sua giovane età. Ma è stata costretta a crescere in fretta. In un’intervista recente, ha dichiarato che sapeva che sarebbe rimasta senza padre fin dall’infanzia. "Dopo l’avvelenamento ho iniziato a vedere agenti ovunque" ha dichiarato di recente. E a chi glielo chiede, risponde convinta: "Somiglio alla mamma, ma per il resto sono tutta mio padre". E ne va fiera.