Roma, 20 febbraio 2024 - Dura critica di Garry Kasparov ai suoi concittadini russi e all'Occidente per la morte di Alexei Navalny. L'ex campione mondiale di scacchi, assieme a Navalny e Boris Nemtsov uno dei leader dell'opposizione anti Putin, intervistato dal Wall Street Journal non ha messo in dubbio le responsabilità dello zar nell'uccisione di Navalny, ma ha anche attaccato i russi incapaci di opporsi a lui e di mostrare il coraggio che stanno dimostrando gli ucraini nella ricerca della libertà.
Putin a una studentessa Italia: “In Italia mi sono sempre sentito a casa”
Sulle mani dei russi e su quelle dei leader occidentali, che parlano ma non agiscono, secondo Kasparov ora "c'è altro sangue". Il campione di scacchi per anni ha vissuto a New York, dove è fuggito con la famiglia per paura di persecuzioni dopo le proteste di massa del 2011-2013, e dal 2014 ha la cittadinanza croata con residenza vicino a Spalato. "Temo che i politici occidentali preferiscano che i dissidenti siano martiri. Possono lasciare fiori e dire belle parole mentre negoziano con l'assassino. Nessuno contesta tale ipocrisia. Navalny è stato prima di tutto e sempre un combattente e, a meno non combattano, Biden, il tedesco Olaf Scholz e gli altri dovrebbero tenere il suo nome lontano dalle loro lingue biforcute".
Dopo l'annuncio della morte del dissidente Kasparov ha subito commentato: "Alla condanna di Navalny è stato aggiunto il suo omicidio", ed aveva continuato senza esitazioni puntando il dito contro lo zar: "Putin non è riuscito a uccidere Navalny rapidamente e segretamente facendolo avvelenare e ora lo ha assassinato lentamente e pubblicamente in prigione".