VILNIUS (Lituania)
Il futuro dell’Ucraina è nella Nato, ma per il presidente Volodymyr Zelensky questo non è abbastanza. Nonostante le recenti dichiarazioni dei rappresentanti di diversi Paesi membri – fra cui gli Stati Uniti –, che avevano preannunciato l’ingresso dell’ex repubblica sovietica nel Patto Atlantico solo "quando ci saranno le condizioni", ieri il clima al summit di Vilnius non era dei più distesi. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, non è riuscito a rassicurare Zelenksy, il quale poche ore dopo ha replicato dalla piazza della capitale lituana.
"Il nostro compito – ha spiegato Stoltenberg nella sua conferenza alla fine del primo giorno di lavori –, è far sì che l’Ucraina prevalga in questa guerra, garantendo la fornitura di armi e munizioni, perché se l’Ucraina non vince come nazione democratica e indipendente non ci sarà motivo di discutere delle garanzie di sicurezza o dell’ingresso nella Nato". Il numero uno dell’Alleanza ha anche sottolineato come, proprio per venire incontro alle necessità di Kiev, il percorso verso l’adesione sia stato velocizzato e come gli alleati abbiano voluto comunicare "un messaggio positivo" non solo per l’ingresso nella Nato, ma anche per il sostegno continuo al Paese che proprio nei giorni scorsi ha superato la soglia dei 500 giorni di guerra. Parole chiare, ma non abbastanza per Zelensky, che nel pomeriggio ha twittato augurandosi che la Nato non perda tempo e l’Ucraina sia oggetto delle decisioni che merita, definendo "inaudito e assurdo" che non ci fosse ancora una data. La fiducia, insomma, c’è, ma sul capitolo ingresso nella Nato il presidente ucraino voleva una timeline più precisa.
Oggi sarà la giornata del Consiglio Nato-Ucraina. La speranza, soprattutto quella di Stoltenberg, è che gli animi possano essere più sereni e che il presidente ucraino possa apprezzare meglio lo sforzo genuino dell’Alleanza di vedere un giorno, non si sa ancora quando, l’Ucraina entrare a fare parte del blocco Nato. Zelensky, nel frattempo, non ha rinunciato a un bagno di folla nel centro di Vilnius. Arrivato nel tardo pomeriggio con la moglie, Olena Zelenska, il presidente ucraino ha parlato davanti a circa 50mila persone nella piazza Lukiškiu, nel cuore della capitale lituana, perorando la causa del suo Paese davanti alla società civile. "La Nato renderà l’Ucraina più sicura, l’Ucraina renderà la Nato più forte", ha urlato il presidente fra gli applausi, in mezzo a una marea di bandiere gialle e blu, i colori nazionali dell’Ucraina.
I lavori a Vilnius sono seguiti con attenzione da Mosca, che ha promesso "misure appropriate e preventive", senza risparmiare una stoccata alla Turchia per via del "voltafaccia" dell’altro giorno, con il presidente Erdogan che ha consegnato i soldati del battaglione Azov a Zelensky senza consultarsi prima con Putin. "Tutti gli interessi legittimi di sicurezza della Russia saranno protetti, adotteremo le misure appropriate e preventive, sappiamo quali devono essere queste misure e come metterle in pratica", ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov.
A Erdogan ha pensato direttamente il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov: "I turchi farebbero meglio a non guardare alla realtà indossando ‘occhiali color rosa’ e accettare il fatto che nessuno vuole vedere la Turchia in Europa, intendo gli europei". Parole dure, da parte di chi sente il nemico accalcarsi alle porte, ma che ha fatto di tutto per velocizzare questo processo.
Marta Ottaviani