Lunedì 16 Dicembre 2024
ROBERTO GIARDINA
Esteri

Natascha: i miei anni con l’orco. "Ma non speculo sulla tragedia"

Segregata da bimba, libera nel 2006: non mi perdonano di essere viva

Natascha Kampusch (Olycom)

Natascha Kampusch (Olycom)

BERLINO, 28 agosto 2016 - «A VOLTE vengo presa da una rabbia fredda, contro la gente che continua a sparlare di me, a trattarmi da svergognata, a inventare storie sul mio passato», confessa Natascha Kampusch, che esattamente dieci anni fa riuscì a fuggire dalla prigione sotterranea, dove era stata segregata bambina da Wolfgang Priklopil. Ma perché mai? le chiede l´intervistatore di Radio Kultur. «Non mi perdonano di essere viva, di essere più forte, di non essermi sucidata».   È APPENA uscito il suo secondo libro I0 Jahre Freiheit, dieci anni di libertà. Natascha riuscì a eludere la sorveglianza del suo rapitore, Prokopil, esattamente il 23 agosto del 2006. Era stata rapita nel marzo del 1998, mentre a dieci anni stava andando a scuola. Le rimproverano anche di sfruttare la sua storia per guadagnare. Il suo primo libro 3096 giorni, uscito anche in Italia nel 2010, è stato tradotto in 25 Paesi, ha venduto oltre un milione di copie, e ne è stato tratto un film. Ma cosa potrebbe mai fare Natascha per guadagnarsi da vivere? Con poca fortuna ha tentato anche di moderare un talk show alla tv austriaca, e anche allora i telespettatori non hanno gradito: sfrutta la sua immagine. Nei primi giorni dopo la sua cinematografica evasione fu creato un fondo a suo nome, molti inviarono del denaro per aiutarla a rifarsi una vita. Ma si dimentica in fretta. «Ringrazio quanti si sono dimostrati generosi – spiega la giovane – ma io non voglio vivere di carità».   «PER MOLTI, si difende attaccando, dovrei semplicemente scomparire, farmi dimenticare». È stata anche criticata per aver deciso pochi giorni fa di voler andare a vivere nella villetta in cui fu tenuta prigioniera. Una trovata mediatica? No, spiegano gli psicologi a Vienna, è l´unico modo per superare il trauma: rivivere l´incubo, perché non si può cancellarlo. È un atto di coraggio.  Come risarcimento, il giudice le ha assegnato i beni di Priklopil, e dunque anche la villetta a Strasshof, cittadina nella Bassa Austria. Avresti dovuto venderla, le scrivono, si vede che ci vivevi bene, le tue sono menzogne. Cattiverie non solo da parte di gente anonima.  ANCHE l’ex presidente della Corte Costituzionale, Adamovich, ha commentato che in fondo negli otto anni e mezzo di prigionia, Natascha ha vissuto meglio che con i genitori divorziati. Ha tenuto un diario in quei oltre tremila giorni trascorsi sotto il garage in un cubo di cemento senza finestre: «Ma ne ho pubblicato alcune pagine, voglio che rimanga segreto». Anni difficili anche quelli trascorsi in questa tormentata libertà. Subito dopo la fuga, gli specialisti la ricoverarono in una clinica, isolandola per proteggerla dalla curiosità morbosa, e dall´assalto di giornali e televisioni. Fu sempre lei, appena diciottenne, a trovare la forza per ribellarsi anche a quella nuova prigione, sia pure comoda e sicura, e pretese di dare la sua prima intervista. «Non potevo continuare ad avere paura per tutta la vita», ricorda oggi.

LE cattiverie, l´odio che suscita, è un segnale della cattiva coscienza della sua Austria. Le indagini subito dopo il rapimento furono catastrofiche, non si volle credere alla testimonianza di ragazzina dodicenne che aveva descritto il furgoncino usato da Priklopil per portar via la sua vittima, si preferì perfino indagare sui genitori, sulla madre sospettata di aver venduto la figlia a un circolo di pedofili. E qualcosa non torna: Franz Kröll, il commissario che guidò le indagini si tolse la vita sei mesi dopo la fuga di Natascha, ed è poco chiaro anche il suicidio di Priklopil che, a 44 anni, si gettò sotto un treno la prima notte dopo la fuga di Natascha. O fu eliminato? Ebbe dei complici? Doveva essere quasi in povertà ma in una cassaforte custodiva una somma notevole e libretti di banca. Forse era lui a far parte di una società di pedofili. E circolano voci che hanno torturato Natascha in questi dieci anni: ha avuto rapporti sessuali con il suo aguzzino?.

LEI ha sempre smentito. È rimasta incinta? Veniva fotografata nella sua cella, e Priklopil vendeva le foto a altri pedofili? Lei non sarebbe stata una vittima, ma una complice consenziente. «Tutte fantasie, ero io la più forte, lui cercava solo carezze». Natascha smentisce, ma forse non potrà mai vincere, non del tutto, contro le fantasie morbose alimentate dalla stampa scandalistica. Tutti vogliono guadagnare sul ‘caso Kampusch’, e tutti non lo perdonano a Natascha.  Le autorità le hanno offerto una nuova identità, perché non accetta? «Wolfgang mi ha rubato otto anni di vita, non ho avuto infanzia, mi sono trovata libera già adulta. Non voglio che mi si rubi anche il mio nome».