Mercoledì 25 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Nagorno-Karabakh, i soldati dell’Azerbaigian alle porte della capitale: “Situazione orribile, temiamo massacri”

Un funzionario della regione separatista popolata da armeni: “La gente si nasconde nelle cantine”. Il consigliere del presidente azero: “Nessuna conseguenza per i civili. Chi vuole può partire e i militari che si arrendono sono liberi”

Roma, 22 settembre 2023 – I soldati dell'Azerbaigian sono alle porte di Stepanakert, la 'capitale' della regione separatista popolata principalmente da armeni del Nagorno Karabakh dove la popolazione "si sta nascondendo nelle cantine". Lo ha riferito un rappresentante delle autorità indipendetiste. "La situazione a Stepanakert è orribile, le truppe azere sono in periferia e la gente teme che i soldati possano entrare in città in qualsiasi momento e iniziare i massacri", ha detto il funzionario.

I civili in fuga dalla regione
I civili in fuga dalla regione

Secondo Hikmet Hajiyev, consigliere del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, nel corso dell'operazione "i civili non hanno subito conseguenze" come "ha ammesso lo stesso premier armeno" e "le dichiarazioni non verificate dei funzionari di Unione Europea, francesi e tedeschi rimangono incomprensibili", ha scritto in un post su X, in cui riferisce dell'incontro con la Croce Rossa internazionale e altri partner che hanno "elogiato la rigorosa osservanza della Legge umanitaria internazionale da parte delle forze armate dell'Azerbaigian". I militari, infatti, hanno evitato "con tutti i mezzi danni collaterali durante le misure antiterroristiche, durate 23 ore e 51 minuti".

Mappa Nagorno Karabakh
Mappa Nagorno Karabakh

Hajiyev ha poi ribadito che le autorità azere consentiranno l'ingresso agli aiuti umanitari e forniranno "assistenza medica ai militari feriti di origine armena", oltre al recupero del personale ferito anche attraverso la Croce Rossa: "Per le evacuazioni mediche in Armenia i veicoli sanitari possono provenire anche dall'Armenia. Sulla base della scelta volontaria e individuale, garantiamo la sicurezza di movimento dei civili con i propri veicoli lungo la strada Khankendi-Lachin. Coloro che vogliono partire sono per lo più familiari di militari e il personale militare che depone volontariamente le armi è libero, come abbiamo apertamente affermato".

Intanto ottanta manifestanti sono stati fermati a Erevan, capitale dell’Armenia, mentre partecipavano a una protesta per chiedere le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinian, accusato di non aver difeso gli armeni del Nagorno-Karabakh dall'attacco dell'Azerbaigian. Tra di loro, scrive l'agenzia russa Interfax, c'è Levon Kocharyan, figlio dell'ex presidente Robert Kocharyan. Le proteste continuano in varie parti della capitale armena, compreso davanti al palazzo del governo.

Da New York, nel corso del Consiglio di sicurezza dell’Onu, l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell ha affermato che “l’Ue condanna l'operazione militare dell'Azerbaigian e deploriamo le vittime e le perdite di vite umane causate da questa escalation. Abbiamo preso atto dei rispettivi annunci di cessate il fuoco e ci aspettiamo che continui la cessazione delle ostilità e di ogni tipo di violenza".