Roma, 19 settembre 2023 – Si riaccendono le tensioni nel Nagorno Karabakh. La regione montuosa del Caucaso meridionale è al centro di un conflitto centenario tra Armenia e Azerbaigian: è riconosciuta dalla comunità internazionale come territorio azero, ma è quasi interamente occupata dalla Repubblica dell’Artsakh, fondata dai separatisti armeni che rappresentano la maggioranza della popolazione. L’Azierbaigian ha attaccato la regione occupata definendola “un’operazione anti-terrrismo”.
Le guerre
Il conflitto tra i due Paesi confinanti è già sfociato in guerra tre volte, fatto per cui l’escalation di oggi preoccupa i leader mondiali.
La Rivoluzione russa
Il territorio è conteso sin dall’inizio del Novecento. Dopo la rivoluzione russa del 1917, il Karabakh fu inglobato nella Federazione Transcaucasica, che successivamente si divise tra Armenia, Azerbaigian e Georgia. La regione venne rivendicata subito sia dagli azeri sia dagli armeni, che all’epoca rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione con il 98%, ma alla fine è stata assegnata all’Azerbaigian per volere di Stalin.
La dissoluzione dell’Urss
A seguito della dissoluzione dell’Unione sovietica, tuttavia, la questione è riemersa. La fine degli anni ’80 è stata segnata da frequenti atti di violenza e di pulizia etnica compiuti da entrambe le parti, finché è scoppiato un vero e proprio conflitto armato nel 1991, quando i separatisti appoggiati dall’Armenia hanno dichiarato la nascita della Repubblica di Artsakh, facendo leva su una legge sovietica allora vigente.
La pace di Bishkek
La prima guerra del Nagorno Karabakh, dopo aver tolto la vita a circa 30mila persone, si è conclusa con l’accordo di Bishkek, capitale del Kirghizistan, nel 1994.
Nuovi conflitti
Ma la pace non è stata duratura. Negli anni a seguire le tensioni non si sono mai spente del tutto, e nel 2015 gli abitanti del Nagorno si sono ritrovati sull’orlo della guerra. Le ostilità, infatti, si sono riprese nell’aprile dell’anno successivo: l’esercito azero ha avviato una massiccia offensiva contro il territorio, che ha causato centinaia di morti e scontri violentissimi in soli quattro giorni. A porre fine agli scontri è stato l’intervento deciso della diplomazia internazionale, soprattutto grazie alla Russia e agli Stati Uniti, anche se non si è giunti a una soluzione del conflitto soddisfacente.
La guerra dei 44 giorni
Il 27 settembre 2020 l’Azerbaigian ha effettuato una serie di attacchi missilistici contro il territorio che infine ha portato a un’altra guerra di 44 giorni, conclusa con la ripresa del controllo azero su buona parte della regione. Il cessate il fuoco è stato mediato da Vladimir Putin, che successivamente ha stazionato 2mila soldati nel Nagorno Karabakh per mantenere la pace. Una pace che si è rivelata assai fragile.
L’escalation
Secondo Aleksander Iskandaryan, politologo a Yerevan, in Armenia, l'attacco attuale non è solo “un'escalation su piccola scala che mira ad avere un impatto sui colloqui di pace”. “Non è successo nulla di simile dalla guerra del 2020”, ha detto Iskandaryan in un'intervista telefonica al New York Times. "La domanda è se l'Azerbaigian voglia conquistare l'intero Karabakh e spingere gli armeni fuori da lì".