Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Il superstite di Auschwitz e i massacri di Hamas: “Il mio pronipotino scampato alla strage dei bambini a Kfar Aza”

Naftali Furst, 91 anni, sopravvissuto alla Shoah e ritratto in una foto simbolo dell’Olocausto: “A chi si sente senza speranza dico che il tempo aiuta. Per i miei si è ripetuto il miracolo”

Roma, 30 ottobre 2023 - Scampato ad Auschwitz e a Buchenwald, superstite dell’Olocausto, oggi messo di fronte a un nuovo orrore, il male che ritorna con il massacro dei terroristi di Hamas.

“Mia nipote Mika, suo marito Sefi e il loro bambino di 2 anni Neta si sono salvati dalla strage di Kfar Aza”, racconta in tv da Haifa Naftali Fürst, 91 anni, volto simbolo in una foto che ha fatto il giro del mondo.

Bisogna avere il coraggio di guardare un’altra volta quello scatto del fotografo americano Harry Miller che si trovò di fronte i corpi scheletrici dei prigionieri a Buchenwald. Guardare bene quei volti impauriti di un’umanità negata. E poi tornare a Israele oggi, all’orrore dei bimbi e gli anziani uccisi nei kibbutz.

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Il superstite della Shoah e i massacri di Hamas

"Ho avuto una grande fortuna a sopravvivere ad Auschwitz – racconta con semplicità a Canale 12 il grande vecchio scampato al male assoluto -. E il fatto che il 7 ottobre mia nipote, suo marito e il mio dolcissimo pronipotino si siano salvati dall’inferno è un’altra grande fortuna”, ha dichiarato.

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La famiglia di Naftali si è salvata rimanendo barricata per 20 ore in casa, la porta bloccata, la maniglia legata a un cavo del telefono.

Ma loro, distanti, non sapevano niente di quel che stava accadendo, solo telefonate senza risposta, “mentre in tv cominciavano a mostrare le immagini del trattore che sfonda la barriera e i terroristi che entrano nel kibbutz”.   

Il messaggio di speranza

L’orrore annichilisce eppure la grandezza del superstite è lo sguardo capace di guardare avanti.  “A chi ora si sente senza speranza, dico che il tempo aiuta. L’uomo guarda al futuro”.

Chi è Naftali Furst

Naftali è nato a Bratislava, in Slovacchia (allora Cecoslovacchia) nel 1932. Nel 1942 la famiglia fu internata prima nel campo di concentramento di Sered poi, due anni dopo, deportata ad Auschwitz-Birkenau. Ma lui è riuscito a tornare, per raccontarlo.