Domenica 22 Dicembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Musk punta i piedi, è già scontro con il fedelissimo di Trump

Il multimiliardario ha cercato di evitare la nomina di Gaetz a ministro della Giustizia, ma ha dovuto fare i conti con la determinazione del tycoon. Occhi puntati sulla scelta del segretario al Tesoro

Roma, 18 novembre 2024 – Non sono ancora ufficialmente al governo e già iniziano a litigare. Tra il neo eletto Donald Trump e il multimiliardario, Elon Musk, proprietario di SpaceX, Tesla e X e che per molti ormai è un vero e proprio ‘presidente ombra’, non tira una buona aria. L’imprenditore di origine sudafricana avrebbe avuto da ridire perché Boris Epshteyn, fedelissimo di Trump, avrebbe fatto troppe pressioni sul presidente per la nomina dell’Attorney General, ossia il Ministro della Giustizia. La scelta di The Donald è ricaduta su Matt Gaetz, ex membro della Camera dei Rappresentanti, il ramo basso del Congresso e con una serie di inchieste che l’hanno coinvolto davvero poco idonee al ruolo che andrà a ricoprire, fra cui molestie sessuali e traffico di minorenni. A queste, vanno aggiunti la tendenza a credere a complotti di ogni genere e una decisa propensione per l’antisemitismo.

TOPSHOT-MMA-UFC-HEAVYWEIGHT-USA-JONES-MIOCIC
New York, Donald Trump ed Elon Musk a un incontro dell'Ultimate Fighting Championship (Ansa)

La nomina indigesta

Davvero un curriculum vitae di cui andare poco fieri, ma non è certo questo che ha portato Musk allo scontro con Epshteyn. Il multimiliardario si sta giocando la sua partita per essere la persona più vicina al futuro 47mo presidente degli Stati Uniti ed Epshteyn è un ostacolo molto duro da arginare. L’avvocato, di origine russa, ha diretto la difesa legale del tycoon in molti processi che lo vedono protagonista. A questo poi va aggiunto che Gaetz, al netto dei suoi presunti trascorsi e delle sue idee in materia di scienza e di storia, è un trumpiano fino al midollo e antiabortista convinto. Aveva dunque tutte le carte in regola per andare bene a Trump.

Musk non sarà solo al comando

Il multimiliardario, insomma, dovrà farsene una ragione e mandare giù questo boccone amaro. Già la settimana scorsa ha dovuto accettare il fatto che non sarà il solo a dirigere il Doge, il nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa che, nelle sue parole, sarà il ‘nuovo progetto Manhattan’. Trump ha pensato bene di affiancargli Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie ed entrato nelle grazie del futuro presidente, con buona pace del concetto di efficienza e dei sogni di gloria di Musk. Che però continua a incassare applausi dal partito e foto ufficiali in cui ormai è praticamente l’ombra del tycoon. Tutto sta a vedere quanto realmente riuscirà a influenzarne le scelte.

La partita del Tesoro

Gli occhi adesso sono puntati sulla scelta del Segretario al Tesoro, per due motivi. Il primo è che si tratta dell’ultima casella eccellente che manca alla squadra presidenziale. Il secondo è che Musk sta cercando di usare la sua influenza per fare nominare Howard Lutnick, l'amministratore delegato di Cantor Fitzgerald. Il nome che tira di più al momento, però, è quello dell’ex governatore della FED, la Banca Centrale americana, Kevin Warsh. Segno che Musk sgomita e appare, ma potrebbe trovarsi ridimensionato.