Roma, 13 novembre 2024 – “Per me dietro quel tweet c’è una lettura politica”. Il professor Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e fondatore del portale dirittodellinformazione.it dice che con le sue parole sui giudici di Roma dopo le sentenze sull’Albania “Musk vuole costringere il governo italiano ad allinearsi e dimostrare al mondo intero che con la vittoria di Trump il vento è cambiato. Prima c’era Biden, adesso giocano in casa. Hanno in mano le leve del potere e vogliono urlarlo al mondo intero. Infatti Salvini, con i buoni rapporti che ha oltreoceano, è favorito”.
Gli interessi economici che il padrone di Starlink e Tesla ha in Italia possono avere un ruolo nella sua ammirazione per Giorgia Meloni?
“Sicuramente incidono molto. Anche perché l’Italia non ha tante risorse da investire nell’intelligenza artificiale, quindi ha bisogno di altri capitali. Questo accresce la sudditanza di Roma nei confronti degli Usa anche in ambito tecnologico. E la dipendenza da Washington, come è facile prevedere, in questi anni aumenterà”.
Prima di parlare dei giudici italiani Musk ha pubblicato un post che accusa la Nato e gli Usa di aver provocato la guerra in Ucraina. Fino a qualche tempo fa era un sostenitore di Kiev. Come mai ha cambiato idea? Gliel’ha fatta cambiare Trump, forse?
“Credo che ci sia un utilitarismo di fondo nel mutamento di posizione di Musk. L’elezione di Trump sposta gli equilibri geopolitici mondiali, la guerra in Ucraina non interessa più e secondo i più autorevoli osservatori della politica estera nella nuova era gli Usa saranno sempre meno interessati a questo tipo di conflitti. Quel post riflette il cambiamento di clima. Cercheranno anche di chiudere la guerra nel più breve tempo possibile. Così come è logico che Trump dica che è tutta colpa di chi c’era prima. È un cambio di rotta dettato dal fatto che gli interessi geopolitici adesso sono altri”.
Si parla spesso dei legami tra Musk e Trump. Che tipo di intesa c’è tra di loro?
“Sicuramente c’è una convergenza culturale su un approccio sovranista alla realtà. Ci sono delle affinità nella radicalizzazione di alcuni aspetti fortemente ideologici e che appartengono alla destra estrema su cui si è cementato un rapporto molto solido. Non dimentichiamo che Musk è stato il principale sostenitore della campagna elettorale di Trump sia dal punto di vista economico che con la sua piattaforma X. C’è una vicinanza ideale e culturale e una visione del mondo simile, oltre a una grande affinità degli interessi economici”.
E che ruolo può avere questa strana coppia nello scenario geopolitico? Musk può influenzare Trump e quindi la politica degli Stati Uniti, o è più probabile il contrario?
“Credo che ci sia un disegno comune di sovvertimento dell’ordine mondiale e di cambiamento degli equilibri geopolitici che possa fare comodo a entrambi. Sicuramente dal punto di vista economico e commerciale a Musk, da quello geopolitico a Trump. Penso che tutti e due non abbiano per esempio più di tanto interesse nel consolidamento dell’Unione europea e che anzi non si straccerebbero le vesti in caso di crisi. Credo che Musk avrà un ruolo forte nell’amministrazione Trump nella gestione dell’intelligenza artificiale e delle nuove frontiere tecnologiche. Questo vuol dire business e controllo dei dati. Il dominio americano avrà il suo braccio armato. E lui è abbastanza forte da poterlo garantire”.