Rimini, 25 agosto 2023 – “Non è né un segno di forza, né di debolezza: il tempo di Putin è finito, quello che vediamo è solo l’inizio della lotta per il potere dopo di lui”. Mikhail Shishkin, 62 anni, moscovita, è uno dei principali scrittori russi contemporanei e ha un’idea molto precisa sulla morte di Evgenij Prigozhin e quello che sta accadendo nel suo Paese dove, ne è certo, arriverà un nuovo zar. Anzi, “un nuovo Putin”. Duro critico del regime, Shishkin, che vive da oltre vent’anni in Svizzera, ieri è stato ospite al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini.
Mikhail Shishkin, partiamo dalla guerra. Quanto è ampio il supporto della guerra in Ucraina da parte dei russi?
![Vladimir Putin incontra l’equipaggio del carro armato Alyosha T-80, che ha distrutto un convoglio corazzato ucraino a Zaporizhzhia](https://www.quotidiano.net/image-service/version/c:Zjk3NjhiOGMtZDlkNS00:MWYzYzY2/vladimir-putin-incontra-lequipaggio-del-carro-armato-alyosha-t-80-che-ha-distrutto-un-convoglio-corazzato-ucraino-a-zaporizhzhia.webp?f=16%3A9&q=1&w=1560)
"Abbiamo visto la repressione delle manifestazioni di protesta, le migliaia di arresti. Ma per quanto riguarda la debolezza dell’opposizione non c’entra solo la paura, c’è qualcosa di più profondo e orribile. È come se la maggioranza della popolazione russa vivesse nel passato, con una mentalità tribale: tutto quello che fa la Russia è giusto, la patria è da difendere, gli altri sono tutti nemici".
A cosa porta questo?
"Le faccio l’esempio di mio padre. Ha combattuto la Seconda guerra mondiale e si è sempre identificato con la grande vittoria sul nazismo. Anche se suo padre, mio nonno, era stato ucciso da Stalin, è sempre stato impossibile per lui accettare che l’esito della guerra fosse stato l’imposizione di un’altra forma di fascismo in Russia, in Polonia, Cecoslovacchia e altri Paesi".
Come si vive in Russia in questo momento?
"All’inizio Putin si era assicurato che i supermercati fossero pieni e che la gente vivesse normalmente. Non si poteva nemmeno chiamarla guerra. Ma le migliaia di feriti e morti non si possono più nascondere. La gente ora non aspetta la vittoria, ma la fine della guerra".
Molti giovani sono fuggiti o morti al fronte.
"Si, ed è un tragedia, non è solo una guerra contro l’Ucraina, ma contro i russi. Contro il futuro".
Come finirà?
"Arriverà un nuovo Putin che avvierà una ’deputinizzazione’. Significa che a tutti sarà detto che era la guerra di Putin, che è stata colpa soltanto sua. Fermerà questa guerra, ma ne inizierà una interna alla Russia che si disintegrerà. Sono ottimista sul futuro dell’Ucraina, ma molto pessimista sul mio Paese".
Per noi è difficile immaginare come possano essere visti in Russia il gruppo Wagner e una figura come Prigozhin.
"Devo fare una premessa. In Russia la vittoria è l’unica legittimazione degli zar. Per esempio, Stalin ha ucciso milioni di russi ma è considerato un grande vincitore, ed è ancora amato per questo. Gorbacev al contrario ha perso la Guerra fredda e in Afghanistan. Putin finora era stato un vincitore e ha intrapreso questa guerra perché gli avevano assicurato che avrebbe conquistato Kiev in tre giorni. Abbiamo visto com’è andata. E quanto sta succedendo fa di lui un falso zar, è finito".
E Prigozhin come si inseriva in questo contesto?
"Per molti era un uomo forte, un vincente, un vero zar. E aveva davvero la possibilità di sostituire Putin. Quando marciava verso Mosca la gente lo acclamava, nessuno voleva fermarlo. Ma è stato l’unico a non credere in se stesso. Forse non era pronto psicologicamente ad assumere il ruolo. E quando ha desistito, si sapeva che questo momento sarebbe arrivato, che l’avrebbero ucciso. Penso che nessuno sia sorpreso. Per me tutti i criminali di guerra devono finire in un tribunale, ma se si eliminano fra loro non mi sembra una cosa così negativa...".
Molti dissidenti sono stati uccisi o incarcerati. Lei ha paura per la sua vita?
"Critico apertamente Putin e ricevo minacce, via mail. Mi scrivono in russo Shishkin è un traditore, morte a Shishkin. Ma cosa devo fare, smettere di parlare o di scrivere? Quale sarebbe allora il senso della mia vita?"